7.5
- Band: AUDIOVISION
- Durata: 00:43:46
- Disponibile dal: 18/07/2005
- Etichetta:
- AOR Heaven
- Distributore: Frontiers
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Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Christian Rivel ha fatto centro un’altra volta, dopo aver fondato la propria etichetta personale, la Rivel Records, e messo sotto contratto diverse ottime realtà di white metal e dopo essere uscito con i DivineFire, buon album di power nerboruto, ora, insieme a Lars Chriss dei Lion’s Share dà vita all’ennesimo progetto di qualità. Questi Audiovision infatti gettano le proprie basi nel melodic metal e nell’hard rock proprio di band quali Rainbow, Europe e persino qualche pasaggio helloweeniano (era Deris). Il risultato, anche grazie ad un parterre di ospiti notevolissimo (citiamo tra gli altri Bruce Kulick, Jeff Scott Soto, Mic Michaeli, Mats Leven, Tony Franklin e Thomas Vikström), è un album sicuramente superiore alla media dei prodotti immessi in questi anni sul mercato, anche se la band lascia presagire dei margini di crescita notevolissimi. La partenza è subito su altissimi livelli, con “The Calling”, song a metà strada tra il power e l’hard rock dei sopra citati Rainbow del periodo Turner, il cui chorus è di quelli che si canticchiano sotto la doccia tanto è orecchiabile ed efficace. La successiva “The King Is Alive” è più cupa e ragionata e con passaggi al limite del prog, anche se la capacità di Rivel di scrivere melodie ficcanti è strabiliante. Il capolavoro degli Audiovision è però la successiva “Evil Or Divine”, stratosferica nel suo incedere punteggiato da tastiere sintetizzate, violentate da riff chitarristici di alta scuola e con un ritornello al solito eccellente, che stavolta prende spunto dai Rage di “Welcome To The Other Side”. La speranza che tutti i pezzi qui contenuti fossero di questo spessore è purtroppo venuta meno con il prosieguo dell’album: il solo pezzo a reggere il confronto con il terzetto iniziale è “Hold Me”, mid tempo rocciosissimo con il solito gran lavoro di Chriss e, anche a costo di sembrare ripetitivo, l’eccellente vena melodica di Rivel, anche arrangiatore di prim’ordine. Le rimanenti tracce, a parte l’ottima e danzereccia cover di “Love Is Like Oxygen” degli Sweet , è inferiore ai pezzi da novanta dell’album; nonostante non siano brutte tracce, risultano alquanto manieristiche, inficiando così il valore di un lavoro che comunque resta piuttosto alto. Ora rimane il dubbio: se Christian Rivel, invece di dedicarsi a una moltitudine di progetti, avesse portato avanti questi Audiovision con maggiore attenzione, probabilmente saremmo qui a parlare di capolavoro. Comunque va dato atto al dotato frontman che ultimamente, nel campo del metal melodico, le cose migliori sono uscite dalla sua penna, alla faccia dei ben più noti Tolkki, Sammet e Weikath. Annotate il suo nome, in quanto, se troverà collaborazioni importanti a livello promozionale, potrebbe diventare una delle next big thing della scena: il talento c’è tutto, speriamo che anche la sorte gli arrida.