8.0
- Band: AUÐN
- Durata: 00:49:50
- Disponibile dal: 10/11/2017
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Ci mette un attimo, calibra i suoi tempi, respira, si gonfia, cresce ed esplode in un vortice di lucida freddezza, “Veröld Hulin”, brano che apre il nuovo disco degli islandesi: deflagra in una pioggia di riff serrati e oltranzisti, creando, nel contempo, al di là di un sinistro muro di suono, un affresco fatto di paesaggi desolati, lande gelide e immote, rumorose nel loro opprimente silenzio, tastando così il terreno di quello che sarà l’album. Un black metal che sembra slacciarsi da quello dei colleghi compatrioti, che ri-guarda alla Norvegia come fonte primaria da cui attingere ispirazione, e gioca però con le alchimie più atmosferiche del genere, disegnando vedute e delineando emozioni. Il punto forte, oltre ad una sostanziale bravura sia in fase di esecuzione che di scrittura, è proprio da ricercare nella costruzione di un suono riconoscibile, non per forza innovativo quanto proprio, parte di una corrente ma con un’andatura del tutto personale. I brani si susseguono con una continuità qualitativa ragguardevole, e l’ascolto dell’opera (rigorosamente da fare nella sua interezza) non vede cali per tutta la sua durata. Nove canzoni serrate, dure, violente e insieme estremamente evocative, chiare nella restituzione delle figure che gli islandesi vogliono riproporre, e se qualche momento di respiro durante l’assedio non manca, questo è carico di tensione, di notturni, di un palpabile senso di solitudine. Dosano sapientemente le loro trame, gli Auðn, e lo fanno attraverso i vari momenti che compongono questo ottimo lavoro. Un viaggiare solitario, con gli stivali che rompono la terra, il vento a tagliare il viso, un peregrinare che culmina nella ferocissima “Í Hálmstráið Held”, dove, tra vampate degne della ‘seconda ondata’ norvegese, richiami alla scuola patria e quella più melanconica nel genere (i Fen di sicuro), abbiamo una summa di quello che è “Farvegir Fyrndar”: un album violento e distaccato, freddo e misantropo, eppure sentito e immaginifico. Di sicuro da non perdere.