7.5
- Band: AUÐN
- Durata: 00:55:11
- Disponibile dal: 30/10/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Se è vero che ai primi ascolti il terzo disco degli Auðn ci aveva lasciato un po’ freddini, è vero anche che, dopo ulteriori passaggi sul lettore, ci siamo resi conto che a volte ci si ritrova a cercare difetti in qualcosa che di difetti ne ha davvero pochi. “Vökudraumsins Fangi” arriva a tre anni dal precedente, bellissimo, “Farvegir Fyrndar”, e ci aspettavamo un’ulteriore evoluzione, un passo diverso, una conquista sonora che ci avrebbe tramortito con una nuova forma di black atmosferico: dunque, sentire che gli Auðn avevano ‘solo’ mantenuto il loro altissimo standard, ci aveva un po’ smorzato l’entusiasmo. Intendiamoci: sarebbe come lamentarsi del fatto che una Ferrari abbia il bagagliaio scomodo per andare a fare la spesa; quindi abbiamo preso il disco per quello che semplicemente è, ossia una nuova piccola gemma del combo islandese. Il livello resta davvero ineccepibile anche paragonandolo alla loro stessa scena, dalla quale del resto si distinguono in maniera anche marcata per un approccio forse meno ‘true’ alla materia, ma affilato quanto serve.
Dieci brani, cinquantacinque minuti, e un black metal che ancora una volta disegna paesaggi, scatena bufere e pennella placidi silenzi su lastre ghiacciate, non senza una nota d’illusione quasi depressiva. Giocano ancora una volta con la melodia, gli Auðn, tratteggiano momenti che trasportano l’ascoltatore su di una nuvola di neve fresca con passaggi che vanno a lambire il post-rock in maniera esemplare, per poi ritornare nel campo del black più efferato, sotto una pioggia di vento gelido. Il dialogo tra gli strumenti è esemplare nell’espressione delle diverse visioni presenti nella mente dei musicisti, quando invece il cantato resta sempre nell’ambito di uno screaming che a volte diviene vero e proprio lamento: “Birtan Hugann Brennir” è uno dei brani che meglio dimostrano questa dicotomia, ma anche un pezzo come “Drepsótt”, con una cieca violenza in apertura, diramata poi in uno sviluppo quasi armonioso e che rivede, ancora una volta, il black metal di seconda generazione in un’ottica più globale; in generale si riconosce all’ensemble un gusto spiccato nel bilanciamento perfetto tra le varie voci che compongono il concept strumentale della band.
Insomma, non è il salto di grado che ci aspettavamo, che invece c’era stato tra il primo e il secondo album, ma “Vökudraumsins Fangi” continua il percorso sul solco tracciato in precedenza su una base di partenza ragguardevole, e lo fa con classe e sicurezza, confermando le peculiarità di questo progetto, regalandoci un disco solido e di pregiatissima fattura, assolutamente da non perdere.