6.5
- Band: AUDREY
- Durata: 00:49:03
- Disponibile dal: 08/02/2012
- Etichetta:
- Bagana Records
Spotify:
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I tempi e il mondo (non solo quello musicale) cambiano, e gli Audrey sembrano essere qui per ricordarcelo. Sull’onda delle band attuali e moderniste della scena metal-core, “The Missing Heartbeat part I” risulta infatti un legittimo figlio dei tempi attuali, tempi che ci parlano di integrazione e di mescolamento dei generi musicali. Seguendo le lezioni di Avenged Sevenfold, Trivium e, in misura maggiore, dei Linkin Park, gli Audrey si cimentano nel tentativo di coniugare l’energia rock, la potenza metal e la rabbia hardcore con semplici e memorizzabili melodie mainstream o addirittura pop, condendo il tutto con massicce dosi di elettronica ed effetti campionati. In bilico tra nu metal, e tutto quello che arriva dalla scena alternative/elettronica prettamente USA, il prodotto degli Audrey risulta sufficientemente ben fatto, abbastanza duro da accontentare i fan delle frange più estreme del metalcore e al contempo abbastanza melodico da soddisfare anche la massa di ascoltatori normalmente sedotti da sonorità più mainstream, quelle sonorità figlie di MTV e della musica di più largo consumo. Grazie a questo approccio abbastanza ‘paraculo’, la band mostra dunque di avere le carte giuste per poter colpire una vasta fetta di pubblico, fornendo spunti saporiti un po’ per tutti i palati e cercando di non scontentare nessuno. Operazione che, ascoltando i quasi cinquanta minuti di “The Missing Heartbeat part I” si può dire in larga parte riuscita, grazie soprattutto al songwriting, sufficientemente maturo e variegato da supportare l’ambiziosa proposta musicale e vero punto forte di questa promettente band. Certamente, alcuni problemi e difettucci non si stenta a trovarli, ma ci troviamo comunque al cospetto di un debutto di una band molto giovane, e quindi si tratta di peccati veniali, legati quasi esclusivamente ad qualche ingenuità a livello di alcune scelte melodiche, alle volte un po’ troppo simili ai nomi già citati (Linkin Park in primis). Derivatività a parte che, come si è già detto, possiamo ampiamente perdonargli, si può certamente parlare di “The Missing Heartbeat Part I” come di un lavoro buono sotto molti aspetti, curato anche nel packaging e nella produzione, precisa e moderna come i suoni campionati che formano la firma della band richiedono. Una cosa però da ricordarsi quando si compiono operazioni di questo tipo è che occorre sempre essere consci che si sta lavorando con un arma a doppio taglio: nelle caratteristiche sopracitate, ovvero versatilità e mentalità aperta, noi ci abbiamo trovato dei punti di forza, ma non è difficile immaginarsi nella scena metal un buon numero di ascoltatori che invece sfrutteranno proprio quelle caratteristiche per parlare degli Audrey come di una band di spompati, venduti o ‘poser’. Per fortuna, per molti ascoltatori più open minded, questo non succederà, e noi speriamo che gli eventuali riscontri positivi che gli Audrey otterranno con questa prima uscita li aiuteranno nel loro cammino, indirizzandosi verso una strada dotata di una maggior personalità ma che faccia tesoro della buone qualità mostrate in questo primo passo discografico.