7.0
- Band: AUGUST BURNS RED
- Durata: 00:48:43
- Disponibile dal: 25/06/2013
- Etichetta:
- Solid State Records
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Ad esattamente due anni di distanza da “Leveler”, accolto da varie parti con elogi ed attestati di stima, tornano gli August Burns Red, il quintetto della Pennsylvania per anni indicato come la “new sensation” o la “next big thing” del movimento metal-core. In effetti, a lungo i Nostri sono stati visti come l’alternativa più credibile a grossi nomi come As I Lay Dying ed Unearth, anche se, alla fine dei conti, i ragazzi non sono mai effettivamente riusciti a spodestare questi sovrani, anche a fronte di album oggettivamente più riusciti. D’altronde, il fatto di non avere alle spalle una label importante come la Metal Blade deve alla lunga aver pesato almeno un po’ sulla rincorsa del successo e e il rafforzamento dello status raggiunto. In ogni caso, il materiale offerto dagli August Burns Red è sempre stato mediamente interessante e questo nuovo “Rescue & Restore” non fa eccezione. Più curato del lavoro precedente, l’album si lascia ascoltare per sfumature e peculiarità maggiormente lavorate e rifinite. Cambiare ma rimanere sempre fedeli a sè stessi, e quindi immediatamente riconoscibili: è questa l’esigenza che oggi porta i Nostri ad affiancare a quel metal-core tecnico che è da sempre il loro marchio di fabbrica melodie più leggere, ariose ma sicure, e qualche deriva più progressiva ed atmosferica. Compaiono le prime chitarre acustiche, il ritmo si fa meno intenso, ma la freschezza compositiva e l’immediatezza generale rimangono ben congegnate. Si sente in particolare il bisogno di conferire alle composizioni un taglio più luminoso: in certe episodi vengono scomodati dei violini, mentre “Creative Captivity” svela persino un intervento di tromba nel finale (in verità un po’ forzato). Effettivamente, a tratti si ha l’idea che il gruppo si sforzi troppo nel risultare imprevedibile, denotando un desiderio di “stupire con effetti speciali” – al di là dei consueti cambi di tempo repentini – che può facilmente sfociare nell’ingenuità. Ciò nonostante, la scaletta inanella una sequenza di brani che convincono, come la serrata opener “Provisions”, la più romantica “Spirit Breaker” o le armoniose “Beauty in Tragedy” ed “Echoes”. In definitiva, il potenziale degli August Burns Red è confermato, la qualità rimane. Meno spontaneità ed impatto rispetto ai dischi precedenti, nessuna idea veramente sconvolgente, tuttavia le canzoni intrattengono e, di conseguenza, gli elogi restano tutto sommato doverosi.