6.5
- Band: AURI
- Durata: 00:56:00
- Disponibile dal: 23/03/2018
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Tuomas Holopainen e Troy Donockley meditavano già dal 2011 di realizzare insieme un nuovo progetto ma solo adesso, messi per un anno in standby i Nightwish, hanno potuto concretizzare la cosa, insieme alla cantante Johanna Kurkela (moglie di Holopainen), formando così ufficialmente gli Auri e registrando il proprio primo album. Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio e chiariamo che, nonostante il progetto sia partito da due membri dei Nightwish (anzi, com’è noto, Holopainen è il fondatore e principale compositore della band finlandese), la musica degli Auri risulta alquanto distante da quella del gruppo principale e non ha praticamente nulla a che vedere con il metal (ci sembra, a tal proposito, piuttosto fuorviante la definizione data dalla stessa band di ‘celestial metal’), differendo peraltro alquanto pure da un progetto come “Life And Times Of Scrooge McDuck”, che pure era stato concepito qualche anno fa praticamente dagli stessi autori. Gli Auri puntano infatti su sonorità cariche di atmosfere (quasi cinematografiche) e melodie malinconiche, nelle quali abbondano tastiere e inserti di strumenti folk quali bouzouki, cornamuse e tanti altri: d’altronde, in questo Donockley è un maestro, ma sono stati altresì coinvolti ulteriori musicisti che si occupano di suonare archi e percussioni. Diciamo che in “Auri” si possono ritrovare elementi mutuati dal folk, dal pop, dall’ambient, senza che l’album possa essere senz’altro catalogato in un genere piuttosto che in un altro. Si tratta di un disco dunque piuttosto sui generis, in grado di affascinare quando riesce a creare la giusta alchimia tra tutti gli elementi ma che, viceversa, non entusiasma realmente quando non scatta quella scintilla, quell’intuizione in grado di creare un pizzico di magia, tale da consentire alle composizioni di spiccare il volo, di incantare, convincere, impressionare. Molto belle dunque alcune tracce come “The Space Within”, “Night 13” e “See”; particolari “Skeleton Tree” e “Desert Flower”, ma ancor più “Aphrodite Rising”. In effetti, quest’ultimo, oltre ad essere una dei brani più accattivanti, è molto interessante perchè si tratta del primo demo su cui hanno lavorato gli Auri nel 2011, poi messo in un cassetto e tirato fuori quando si è deciso di dare seguito al progetto e nel quale si possono ritrovare già condensati un po’ tutti quelli che saranno gli elementi caratteristici del loro stile. Vivecersa, in altre tracce, la band insiste sulla ricerca di atmosfere, spesso lente e malinconiche, che però non riescono più di tanto, salvo qualche guizzo, ad emozionare l’ascoltatore. Possiamo dunque considerare l’idea alla base di “Auri” abbastanza interessante ma, a nostro parere, riuscita solo in parte, almeno a giudicare dalle canzoni che compongono il full-length. Forse con un po’ di tempo in più si sarebbe potuto lavorare meglio su certi aspetti: in ogni caso, alla luce degli episodi migliori di quest’album, auspichiamo che gli Auri non restino un semplice progetto estemporaneo ma possano in futuro dare un seguito a questa loro opera prima.