voto
6.5
6.5
- Band: AURIFEROUS FLAME
- Durata: 00:30:20
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- True Cult Records
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Il polistrumentista greco Ayloss si è progressivamente ritagliato un suo autorevole spazio nel mondo del metal estremo europeo: personaggio riservato, per nulla incline a proclami o ad altro che non sia la musica, si dedica in prevalenza al black metal, declinato in differenti formulazioni a seconda del progetto di competenza.
Se con Spectral Lore, la sua creatura più nota, è un black metal arioso, atmosferico e cosmico, quel che viene suonato e sviluppato, con Mytras le influenze folk si fanno importanti e decisive per indirizzare il suono.
Abbiamo poi progetti finora meno noti e per veri cultori dell’underground, come Clarent Blade e Divine Element, arrivando infine ad Auriferous Flame, entità che negli ultimi anni ha preso molto del tempo e delle attenzioni del musicista ellenico: si tratta di una professione d’amore per un metal estremo nudo, crudo e primigenio, una rielaborazione sentita e viscerale della musica che, probabilmente, ha avvicinato Ayloss al metal e l’ha spinto a dedicarsi anima e corpo ad esso.
Se con Spectral Lore, la sua creatura più nota, è un black metal arioso, atmosferico e cosmico, quel che viene suonato e sviluppato, con Mytras le influenze folk si fanno importanti e decisive per indirizzare il suono.
Abbiamo poi progetti finora meno noti e per veri cultori dell’underground, come Clarent Blade e Divine Element, arrivando infine ad Auriferous Flame, entità che negli ultimi anni ha preso molto del tempo e delle attenzioni del musicista ellenico: si tratta di una professione d’amore per un metal estremo nudo, crudo e primigenio, una rielaborazione sentita e viscerale della musica che, probabilmente, ha avvicinato Ayloss al metal e l’ha spinto a dedicarsi anima e corpo ad esso.
“The Insurrectionists And The Caretakers” è il terzo full-length sotto questa denominazione e arriva a un solo anno da “Ardor For Black Mastery” e due da “The Great Mist Within”. Inutile, quindi, aspettarsi grossi cambiamenti rispetto ai primi passi, osserviamo piuttosto un percorso di consolidamento attorno ai cosiddetti ‘fondamentali’ di questa proposta. Tre brani, per solo mezz’ora di musica, sufficienti ad apprezzare le idee di un artista che magari non andrà a riscrivere la storia del black metal, ma quando chiamato in causa sa esprimersi su registri mai banali o raffazzonati.
La prima traccia, al di là della sua ponderosa durata, è quella ad offrire le migliori vibrazioni, forte di una varietà di atmosfere che nelle due seguenti composizioni è sacrificata sull’altare delle barbarie. In “The Insurrectionists”, al contrario, si fanno apprezzare l’anima epicheggiante, la creazione di un crescendo di tensione eroica, l’arte di preparare il terreno per fragorosi attacchi, e quindi procedere in assalti thrasheggianti che riportano direttamente agli albori del genere.
Un omaggio alle prime pubblicazioni bathoryiane, se vogliamo, più in generale a tutto il sottobosco proto-extreme metal di prima metà anni ’80, cui va in assonanza una produzione granulare e comunque discretamente definita e la vocalità putrida, eccessiva, utilizzata in questa occasione da Ayloss. Si potrebbe quasi immaginare che gli scenari immaginifici offerti normalmente con Spectral Lore, traslati in altro contesto, si mostrino a noi non con l’astratta bellezza di quel progetto, con la sanguinolenta carnalità di forme metalliche più concrete e legate a pensieri meno intellettuali.
Un omaggio alle prime pubblicazioni bathoryiane, se vogliamo, più in generale a tutto il sottobosco proto-extreme metal di prima metà anni ’80, cui va in assonanza una produzione granulare e comunque discretamente definita e la vocalità putrida, eccessiva, utilizzata in questa occasione da Ayloss. Si potrebbe quasi immaginare che gli scenari immaginifici offerti normalmente con Spectral Lore, traslati in altro contesto, si mostrino a noi non con l’astratta bellezza di quel progetto, con la sanguinolenta carnalità di forme metalliche più concrete e legate a pensieri meno intellettuali.
Nel proseguo, si diceva, le finezze vengono messe completamente da parte, a favore di istintività e voglie crudeli, partorendo due assalti all’arma bianca che null’altra intenzione hanno, se non quella di far male e spargere quanta più sofferenza possibile. Sporchi riff black/thrash sono qui in bella evidenza, come un incedere ritmico essenziale e improntato alla velocità d’esecuzione, con rade concessioni al ragionamento e qualsiasi tipo di discorso più evoluto.
Funziona? Abbastanza, perché se sia “The Caretakers” che “Oration To The Storm” sono ben scritte e interpretate, anche se soffrono di una patina di genericità e assenza di vera personalità che, per forza di cose, le mette un gradino sotto quanto di solito produce Ayloss.
Funziona? Abbastanza, perché se sia “The Caretakers” che “Oration To The Storm” sono ben scritte e interpretate, anche se soffrono di una patina di genericità e assenza di vera personalità che, per forza di cose, le mette un gradino sotto quanto di solito produce Ayloss.
“The Insurrectionists And The Caretakers” è quindi una pubblicazione discreta, più per affezionati cultori del musicista greco che non per chi cerca vere nuove perle da ascoltare e magari aggiungere alla propria collezione di dischi. Un gradevole omaggio a un’epoca e un tipo di suono, nulla più, nulla meno.