7.0
- Band: AUSTERE
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 05/04/2024
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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La dozzina d’anni di silenzio discografico interrotta con il loro comeback del 2023 continua evidentemente ad avere un impatto su questo nuovo capitolo della carriera degli Austere. Tornati appunto lo scorso anno con “Corrosion of Hearts”, successore di quel “To Lay like Old Ashes” pubblicato nel sempre più lontano 2009, gli australiani sono ora già di ritorno con un altro full-length, come se il duo volesse sottolineare il più possibile di essere tornato per restare.
Se “Corrosion…” aveva ripreso le coordinate atmospheric/depressive black metal di una volta, rivisitandole a tratti in una chiave più rotonda e conciliante a livello di strutture, con uno sguardo rivolto verso la più attuale corrente blackgaze, il nuovo “Beneath the Threshold” porta avanti il medesimo discorso, offrendoci sei tracce all’insegna del consueto mix di asperità e introspezione, per un’ennesima immersione nell’animo di una coppia di musicisti in lotta con le proprie tenebre interiori.
Il tormento si traduce in sonorità saldamente radicate nel grande universo del black metal atmosferico, attraverso una combinazione di melodie suggestive e temi chitarristici spesso dilatati. I riferimenti sono quelli di sempre, a partire dai Drudkh, ma non va ovviamente dimenticato come la base di questo particolare lavoro di chitarra sia da rintracciare nei Katatonia di metà anni Novanta, la cui influenza è particolarmente lampante ogni qualvolta i brani si attestano su midtempo e su un certo minimalismo di fondo, il quale, nel suo incedere circolare, viene puntualmente riempito tramite un gioco di intrecci vocali, fra uno screaming crudele e un pulito intriso di malinconia e sconforto.
Il gruppo appare costantemente proteso verso la ricerca di un suono avvolgente, tramite il quale catturare l’essenza stessa del dolore o di una struggente bellezza: i brani, di conseguenza, aderiscono tutti alla stessa atmosfera, facendo ampio uso di crescendo strumentali che cercano di innalzare gradualmente le composizioni verso vari momenti culminanti, dove la tensione emotiva dovrebbe raggiungere il suo apice.
Come accennato anche in occasione del disco dello scorso anno, rispetto agli esordi la proposta ha però perso qualcosa in termini di visceralità, tanto che a volte si sente la mancanza di un maggiore slancio, di un fulcro su cui concentrare più energia, creando un’esperienza veramente catartica per l’ascoltatore; tutto è molto levigato, se non addirittura compassato, e di tanto in tanto si ha l’impressione che la melodia e quel senso di disperazione tipico di questa corrente musicale non riescano ad emergere a dovere, rendendo così la tracklist un filo troppo uniforme.
In ogni caso, per chi ha sempre amato la band, episodi come “Thrall”, “The Sunset of Life” e “Of Severance” sono qui a dimostrare che il cosiddetto trademark degli Austere continua a sopravvivere e a mantenersi tangibile ed efficace anche a quasi vent’anni dalla fondazione del progetto. Ora non ci resta che aspettare che pure gli storici ‘rivali’ Woods Of Desolation – anch’essi rispuntati negli ultimi tempi dopo una lunga pausa – facciano ritorno con un loro carico di mestizia in chiave black metal: il duello è aperto e potrebbe farsi interessante.