AUTARKH – Form In Motion

Pubblicato il 07/03/2021 da
voto
7.5
  • Band: AUTARKH
  • Durata: 00:47:30
  • Disponibile dal: 12/03/2021
  • Etichetta:
  • Season Of Mist
  • Distributore: Audioglobe

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Terminata prematuramente l’avventura dei Dodecahedron, uno dei suoi membri fondatori, Michel Nienhuis, si è spostato su altre forme di sperimentazione, andando ad avviare una nuova band che portasse avanti un tipo di discorso affine a quello del suo precedente gruppo. La line-up degli Autarkh assume una composizione eterodossa, necessaria a compendiare un dualismo uomo-macchina subito evidente dalle prime note di questo esordio “Form In Motion”. Assieme a Nienhuis, cantante, chitarrista e programmatore delle parti di basso, troviamo infatti alla seconda chitarra David Luiten, impegnato anche al microfono, il produttore/compositore elettronico Tijnn Verbruggen e il sound designer Joris Bonis. Con quanto prodotto dai Dodecahedron, a livello di sonorità, i legami non sono poi così stretti; là si ci si immergeva nell’oscurità, in strutture sghembe, raccapriccianti, soffocanti, drogandosi di spasmi nerissimi e ammorbanti, mentre negli Autarkh l’involucro digitale/elettronico si traduce in una musica assai più diretta, aperta, prodiga di aperture relativamente ariose. A collegare i due progetti è il desiderio di esplorare, di non fermarsi a regole precostituite. L’andare oltre e azzardare, non per forza sfogando un avanguardismo sfrenato, quanto mettendo assieme linguaggi diversi, a loro modo complementari.
Quello di “Form In Motion” è un industrial extreme metal che può essere analizzato e apprezzato sotto molteplici piani di lettura. C’è sicuramente, come negli intenti di chi l’ha scritto, l’idea di irrorare il metal estremo di panorami sonici cari alla scena elettronica – nella presentazione si citano esplicitamente Aphex Twin e Autechre – il che accade attraverso arrangiamenti traboccanti di beat ed effettistica, con l’elettronica a puntellare oppure contrastare la virulenza chitarristica. La scansione ritmica, a sua volta, rimanda all’industrial e si scompone in momenti marziali, oppure travolgenti, destrutturati, comprendendo sia poliritmie ‘alla Meshuggah’, sia un approccio senza fronzoli, quasi indirizzandosi a certe mitragliate del thrash/death scandinavo fine Anni ‘90/primi 2000. Intrufolandoci meglio nei meandri di “Form In Motion”, sono proprio le migliori produzioni in tema di suoni avveniristici di quegli anni a venire alla mente: i già citati Meshuggah, gli Strapping Young Lad, i Fear Factory, persino i Darkane di “Insanity”, emergono nelle fitte trame del disco. Il tramortente martellare delle vocals riporta anch’esso a quegli anni, nell’alternanza di urla gutturali e un semi-pulito adorabilmente vintage.
Per fortuna, “Form In Motion” non si limita al citazionismo, per quanto di nobile fattura, e ci regala una tracklist di ampie vedute. Accanto a soluzioni che potremmo definire ‘old-school’ negli accostamenti di metal estremo ed elettronica, c’è un’esplorazione sia nei suoni che nello svolgimento dei pezzi non così comune. I soundscape a contorno degli elementi prettamente metal dipingono suggestioni sci-fi particolari, in bilico tra ferocia nichilista e sensazioni di fredda minaccia e desolazione. La concitazione dell’insieme non impedisce l’allargarsi a una straniante atmosfera di vuoto intergalattico, fredda e dirompente anche quando i tempi si allargano e algide melodie prendono piede. Cambiano il contesto e le forze in campo, ma anche in questa nuova incarnazione il talento poliedrico di Nienhuis produce interessanti sconquassi, regalandoci un album che non avrà il fascino morboso dei Dodecahedron, ma rilegge con invidiabile personalità le commistioni tra metal estremo e industrial.

 

TRACKLIST

  1. Primitive Constructs
  2. Turbulence
  3. Cyclic Terror
  4. Impasse
  5. Introspectrum
  6. Lost To Sight
  7. Metacognition
  8. Clouded Aura
  9. Alignment
  10. Zeit ist nur eine Illusion
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