7.0
- Band: AUTOPSY
- Durata: 01:05:27
- Disponibile dal: 31/05/2011
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Se c’era una band la quale mai avremmo pensato che potesse evolvere il proprio sound in maniera differente da quanto fatto in passato, quella band sono proprio i recentemente riformatisi Autopsy. Invece “Macabre Eternal” è arrivato come un fulmine a ciel sereno per smentirci in maniera categorica. L’ep uscito lo scorso anno sempre per la Peaceville continuava nel segno della tradizione dell’old school death metal più tetragono, non lasciando assolutamente presagire alcuna voglia di evoluzione o di cambiamento. Il nuovo album, invece, pur mantenendo in luce tutta la volgarità e l’impatto ignorante del death primigenio, va incontro ad un arricchimento dell’Autopsy sound francamente impensabile per chiunque. Se trovare forti dosi di doom o elementi thrash all’interno dei vari brani non stupisce, rimaniamo meravigliati davanti a passaggi vagamente memori dell’epic targato Bathory e ultimi Immortal e a massicce dosi melodiche affini al metal più classico, fino a rimanere assolutamente basiti dall’incredulità quando i nostri in “Bridge Of Bones” azzardano addirittura un break fatto di chitarre acustiche! Se ciò non bastasse aggiungiamo anche l’accresciuto tasso tecnico, che porta le sei corde di Eric Cutler e Danny Coralles verso lidi quasi progressivi e comunque distanti da quanto fatto da questi due maniscalchi delle sei corde fino ad oggi. A causa di questi cambiamenti, la lunghezza dei vari brani è decisamente aumentata, fino a far arrivare l’album a superare l’ora di durata (“Act Of The Unspeakable” aveva sei brani in più e durava la metà, giusto per fare un raffronto esplicativo). Questo nuovo corso mette molto in evidenza la bravura della band sui tempi lenti e medi, dotati di grande pathos e di una pesantezza schiacciante; viene anche a galla molto chiaramente la purissima influenza sabbathiana, stavolta pulita, senza filtri death, come sarà evidentissimo ascoltando l’ottima “Sewn Into One”. Di contro le partiture estreme sono diventate molto più sgraziate ed acide rispetto al solito, quasi a volere mostrare le diverse sfaccettature della band: quella doom di cui abbiamo appena parlato, quella maggiormente melodica e, in aperto contrasto ad essa, una sempre presente anima death che però risulta assolutamente sgradevole ed ostica, di difficile assimilazione ma dall’impatto devastante: un tentativo vincente di riportare la musica della morte verso coordinate più pericolose e meno scontate. Questo è il maggior pregio ed insieme il peggior difetto di “Macabre Eternal”: riuscire a far convivere sapori così diversi è una cosa contro la quale anche gli esperti Autopsy sbatteranno la testa con il rischio di rompersela, ma onore a loro per averci tentato. I singoli brani non sempre sono ben riusciti, ma non possiamo esimerci dal citare le ottime “Always About To Die”, già nota al pubblico e decisamente uno dei brani più canonici del lotto, la successiva title track, dal carattere selvaggio e punk e la lunga “Sadistic Gratification”. Qui la band da fondo a tutta la propria creatività, miscelando inizialmente il thrash dei Metallica (periodo “Master Of Puppets”/”…And Justice For All”) con il riffing dei Pentagram; il brano si evolve poi su lidi affini al death, ma con dei solismi chitarristici vagamente progressivi per un risultato finale non distante dagli Edge Of Sanity, solo più grezzi. Dopo un ulteriore intermezzo thrashy molto melodico ci si tuffa in un epic doom con tanto di marcetta di batteria e urla disperate di donna in primo piano. Tutto inquietante, tutto molto ben fatto, ma non ci si capacita ancora che questi siano gli Autopsy. A tratti “Seeds Of The Doomed” pare uscito dal songbook degli Immortal, mentre la successiva “Bridge Of Bones” farà discutere per il suo altissimo tasso melodico. “Born Undead” raggiunge vette di schizofrenia pura, mentre “Deliver Me From Sanity” vive su una discrepanza preoccupante tra musica e linee vocali, pur riuscendo a crescere d’intensità con il calare dei ritmi. Insomma, ci siamo dilungati fin troppo, ma “Macabre Eternal” meriterebbe anche degli approfondimenti maggiori. Di certo gli Autopsy hanno stupito tutti e la qualità di quanto fatto è assolutamente innegabile. Il tempo di assimilazione per un album del genere è piuttosto lungo, per ora ci limitiamo a godere di alcuni brani e a criticarne altri, come è normale che sia in un lavoro del genere. Probabilmente tra qualche mese il voto in calce potrebbe essere molto più alto o magari più basso di quello che leggete oggi, dato che allo stato attuale delle cose non può che essere una media tra brani meravigliosi ed esperimenti poco incoraggianti. Però Reifert e soci sono riusciti ad instillarci un dubbio che solo il tempo scioglierà: e se l’evoluzione del death metal old school fosse una cosa possibile e passasse proprio da qui?