7.5
- Band: AUTOPSY
- Durata: 00:44:15
- Disponibile dal: 24/06/2013
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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“Macabre Eternal”, come back discografico dei mitici Autopsy, ci aveva mostrato una band in piena forma ed anzi addirittura vogliosa di introiettare novità all’interno del proprio sound marcilento, pur riuscendo a rimanere miracolosamente all’interno di un mood old school mai venuto meno. In un certo qual modo la cosa si ripete con questo “The Headless Ritual”, lavoro concettualmente differente da quanto fatto fino ad oggi dal combo statunitense. Se é vero che la componente death metal é tipicamente Autopsy (ed Abscess ci verrebbe da dire), vi sono poi influenze piuttosto disparate all’interno del platter. Ad esempio, in certi frangenti sarebbe necessario definire la loro proposta come (epic) death doom; certo, gli Autopsy hanno sempre avuto una forte componente rallentata nelle loro canzoni, ma mai come stavolta il doom tout court é presente nel songwriting. Ascoltate l’iniziale “Slaughter At Beast House” e diteci se la lunga parte centrale non é giocata sulle tre-note-tre che caratterizzavano “Black Sabbath” (il brano, non l’album). Skippate poi a “She Is A Funeral” e godete dell’incedere possente ed epico degno dei Bathory messo in essere dalle chitarre di Cutler e Coralles, sopra alle quali le voci vengono letteralmente vomitate fuori dall’inferno; ascoltate il solo magnifico posto a metà brano, che evoca il fantasma di Quorthon in ogni singola nota e quello successivo di chiarissima matrice classic metal. Che dire poi della successiva “Coffin Crawler”, death metal malato che lentamente pulisce i suoni fino ad evolversi in un doom death con una fortissima componente candlemassiana nel guitar work? Gli Autopsy ormai si possono permettere qualsiasi cosa, tale e tanta é la loro esperienza in campo estremo. Le due asce prendono gusto nello sciorinare assoli pregevoli, inserendoli in contesti avulsi dalla concezione dell’esteticamente bello. Reifert martella sempre dietro le pelli ma con il passare degli anni il suo drumming si é fatto più creativo ed efficace. Insomma, dalla reunion in poi la band pare avere trovato una propria inclinazione atta all’inserimento di corpi estranei dentro l’old school death metal e fino a che i risultati saranno soddisfacenti come quelli qui contenuti non saremo certo noi a lamentarcene. Grande album che si inserisce in una grande carriera. E non venite a raccontarci che gli Autopsy si limitano a perpetuare loro stessi in una sorta di eterna riproposizione di stilemi da loro creati decenni fa, perché “The Headless Ritual” – e “Macabre Eternal” prima di lui – sono qui a dimostrarci l’esatto contrario.