AVANTASIA – A Paranormal Evening With The Moonflower Society

Pubblicato il 22/10/2022 da
voto
7.5
  • Band: AVANTASIA
  • Durata: 00:53:53
  • Disponibile dal: 21/10/2022
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast

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L’uscita di un nuovo album del progetto musicale che, più di tutti, è legato al concetto di ‘Metal Opera’, è sempre un momento molto atteso da buona parte della comunità rock/metal mondiale, soprattutto quella legata alle sonorità più melodiche in combinazione con le atmosfere più sognanti.
In questo caso, il simpatico e geniale ideatore di questa illustre realtà, Tobias Sammet, e il suo collega di lungo corso Sascha Paeth, il cui contributo generale all’intera storia del metal è più grande di quanto si possa pensare, scelgono di proseguire con relativa coerenza sul percorso tracciato con il predecessore “Moonglow”: ciò si traduce in un retrogusto stilistico e musicale dalle forti connotazioni dark, abbinate ad una estetica appropriata, che ci riporta alla mente i tratti prediletti dal celebre regista Tim Burton. Per fare ciò si è reso necessario un songwriting che mescolasse sapientemente i toni lugubri e introspettivi con quella verve luminosa e catchy, quasi pop per certi versi, che da sempre contraddistingue le composizioni degli Avantasia.
Inoltre, è bene non dimenticare che una ‘Metal Opera’ non è tale senza gli ospiti appropriati dietro ai microfoni: oltre agli evergreen rappresentati da Bob Catley, Jorn Lande, Ronnie Atkins, Eric Martin e Geoff Tate, in questa sede fa il suo ritorno anche l’iconico Michael Kiske. Se questo non fosse abbastanza, allo schieramento si aggiungono anche il mastodontico Ralf Scheepers e la bella Floor Jansen, che di fatto rappresentano una delle fonti d’aria fresca presenti in una produzione che, possiamo dirlo, riesce nel compito di proseguire più che degnamente la discografia degli Avantasia.
A ciascuno di questi vengono affidati uno o più brani, cantati ovviamente in combo con Tobias, con la sola traccia conclusiva “Arabesque” a poter vantare la partecipazione di ben due ospiti contemporaneamente, in questo caso Kiske e Lande; ciò è indice di una minore densità rispetto al predecessore, in cui le voci multiple risultano molto più presenti, con addirittura un picco di ben cinque tracce vocali in un unico estratto. Ci sorge spontaneo pensare che l’intenzione di Tobi e Sascha fosse quella di confezionare un prodotto strutturalmente più lineare e meno complesso sul versante della ricchezza generale, e a rinforzo di questa tesi c’è anche la tracklist stessa, composta da brani la cui durata non supera mai i cinque minuti abbondanti, ad eccezione della sopracitata suite conclusiva.
Nello specifico, l’album riesce ancora una volta a non cadere nella trappola della piattezza, in quanto ogni singolo pezzo appare dotato di un’anima propria, nonché di uno stilema portante ad elevarne l’unicità: la opener “Welcome To The Shadows”, cantata dal solo e sempre sfavillante Tobias, con la sua doppia natura mette in evidenza una netta dicotomia tra luce e oscurità. Il singolo “The Wicked Rule The Night” e Ralf Scheepers ci colpiscono in faccia insieme ad un guitar work grintoso, “Kill The Pain” ci fa danzare mentre nelle nostre orecchie risuona l’ugola di Floor e “The Inmost Light” ci ricorda con la sua doppia cassa che gli Avantasia nascono comunque come un progetto di matrice power metal, e chi meglio di Michael Kiske per rammentare il concetto?
Ciò che è costante è però lo spirito fiabesco, che rimane evidente in una ballad come “Misplaced Among The Angels”, nella più classica “I Tame The Storm” (immenso Jorn Lande qui) e ancora di più nella fanciullesca “Paper Plane”, in cui persino Ronnie Atkins pare tornare bambino. Quest’ultima precede il brano che prende il nome dall’album stesso, ossia quella “The Moonflower Society” che già da qualche mese fa parlare di sé, anche grazie alla presenza degna di un inchino di quel simpatico ometto di oltre settant’anni che risponde al nome di Bob Catley, ancora in grado di mettere a tacere tutti i colleghi, indipendentemente dall’età.
La fase finale inizia con l’entrata in scena di Eric Martin sulle note del midtempo “Rhyme And Reason” e di Geoff Tate su una “Scars” davvero ricca di pathos, dotata per giunta di un assolo di chitarra tra i migliori del pacchetto. Tuttavia, come detto svariate righe fa, la summa di tutto è da ricercare nella suite finale “Arabesque”, le cui prime folkeggianti note creano un setting dove poi si sviluppa un tema dal sapore arabo, in linea con il titolo, che però si occidentalizza al sopraggiungere di Michael e Jorn. Una buona conclusione, anche se, considerando la durata, ci saremmo aspettati qualche derivazione stilistica in più, anziché un brano tutto sommato piuttosto lineare.
In generale, ci sentiamo di catalogare questo “A Paranormal Evening With The Moonflower Society” come un leggero passo indietro rispetto al predecessore, in quanto non riteniamo che la semplificazione della formula e degli accostamenti abbia giovato particolarmente al risultato finale, che qui appare più immediato, ma anche meno accattivante. Similmente, pur essendoci comunque momenti memorabili, la quantità di fasi destinate a divenire iconiche risulta inferiore a quanto udito in “Moonglow”: ad esempio, il feroce duello vocale tra Mille Petrozza e Hansi Kursch in “Book Shallows” ci da i brividi ancora oggi, ma parliamo di due figure (una soprattutto) con cui competere è impossibile.
Malgrado queste critiche, riteniamo che Tobi e soci abbiano centrato nuovamente l’obbiettivo con classe, motivo per cui aspettiamo trepidanti il prossimo tour con relativa data in territorio italiano, così da poter saggiare quanto proposto in un contesto più eccitante.

TRACKLIST

  1. Welcome To The Shadows
  2. The Wicked Rule The Night
  3. Kill The Pain Away
  4. The Inmost Light
  5. Misplaced Among The Angels
  6. I Tame The Storm
  7. Paper Plane
  8. The Moonflower Society
  9. Rhyme And Reason
  10. Scars
  11. Arabesque
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