7.5
- Band: AVANTASIA
- Durata: 01:10:28
- Disponibile dal: 29/01/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dopo il ritorno a sorpresa di tre anni fa con “The Mystery of Time” ammettiamo che eravamo piuttosto curiosi di sapere in che direzione si sarebbe mosso un eventuale settimo capitolo della saga Avantasia. La direzione tracciata dai due indimenticati capitoli della “Metal Opera” portavano infatti in una direzione, ma già le tre parti della successiva saga di “The Scarecrow” sembravano tracciare un cammino di maturazione in una direzione diversa, la quale poi è stata interrotta, per così dire, da un lavoro più ‘accessibile’ quale appunto “Mystery Of Time”. La risposta ci è arrivata in verità dopo ben più di un paio di ascolti di questo “Ghostlights” e sembrerebbe indicarci che questo è idealmente a cavallo di entrambi: vicino per certi versi a quanto esplorato recentemente con l’ultimo album ma anche a quanto inciso più di sei anni fa sul doppio album “The Wicked Symphony”/”Angels Of Babylon”. C’è infatti molto dell’approccio più metaforico e involuto di “The Scarecrow”, ma non è difficile indovinare, specialmente nei passaggi più veloci ed immediati, molto anche dell’impronta della release più recente. Una scelta, questa, che non ci sentiamo per nulla di criticare al bravo Tobias Sammet: se da un lato quindi la fruibilità raggiunta recentemente è stata mantenuta, dall’altro abbiamo certamente gradito il ritorno di una maggiore sperimentazione, che ha permesso al giovane (ma lo è ancora? farà quarant’anni l’anno prossimo…) compositore di regalare a noi e agli ascoltatori alcune chicche che vanno oltre la semplice ospitata ad effetto cui ci siamo in verità abituati. Ed è così che questo album, oltre che essere in grado di piacerci come lo era “The Mystery…”, è anche in grado di stupirci e di regalarci qualcosa in più. Lo fa magari con le atmosfore shock rock (sì, un po’ alla “Death Is Just A Feeling”, ve la ricordate?) di “The Haunting”, affidata all’ugola sporca di Dee Snider; oppure con l’influsso quasi gothic rock di “Draconian Love”, un qualcosa che veramente non ci aspettavamo. E se anche alcune scelte possono apparirci scontate, come quando ad esempio ritroviamo Michael Kiske alle prese con una speedy track come “Ghostlights”, altre soluzioni ci traggono sinceramente in inganno, come avviene con l’atipica prestazione di Marco Hietala dei Nightwish sulla stramba “Master Of The Pendulum”. Come avrete capito, il disco è quindi baciato da una ritrovata creatività e varietà, che gli permette di mostrarci nel corso di settanta lunghi minuti non solo una o due facce ma tutto un armadietto di maschere e costumi, grazie al quale si farà ricordare a lungo. Alla fine, tutto sommato, un risultato come questo da Toby potevamo anche aspettarcelo: il cappello a cilindro da prestigiatore col quale tante volte è stato ritratto non mente, e lui si conferma sempre un maestro dell’illusionismo, in grado di farci vedere quello che vuole lui con la mano sinistra ma di darci quello che vogliamo noi con la destra. Ancora una volta, un applauso se lo merita.