voto
8.0
8.0
- Band: AVANTASIA
- Durata: 01:00:30
- Disponibile dal: 03/04/2010
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sono passati solo due anni dall’ultimo capitolo targato Avantasia, quel "The Scarecrow" che da un lato si allontanava dai canoni power dei primi due fantastici episodi, facendo storcere il naso ai fan più affezionati a quelle sonorità, dall’altro consentiva al mastermind Tobias Sammet di raggiungere un successo difficilmente pronosticabile agli inizi di questa sua avventura. Quello che era nato come un progetto parallelo agli Edguy, ora entrava nella top 20 delle classifiche di alcuni stati tra cui Germania, Svezia e Austria e si esibiva in veste di headliner al prestigioso Wacken Open Air 2008 di fronte a sessantamila persone. Oggi il talentuoso compositore torna non con uno ma ben due album che molto probabilmente lo consacreranno definitivamente nell’olimpo del metal melodico. Il primo dei due lavori è il qui presente "The Wicked Symphony", l’altro, di cui discutiamo in una recensione a parte, è "Angel Of Babylon". Entrambi proseguono il concept di “The Scarecrow”, incentrato sul viaggio nella mente di un ragazzo dapprima isolato dal mondo che diviene poi un famoso artista, e vedono come da tradizione la partecipazione di una serie di ospiti che scopriremo via via parlando delle tracce. Innanzitutto una considerazione generale: Tobias prosegue fieramente un cammino evolutivo che lo vede produrre i due dischi più vari e di ampie vedute da lui mai composti. Già su "The Wicked Symphony" troviamo difatti brani di diversa natura, passando dal metal sinfornico, al power metal, all’hard rock, fino a passaggi dalle atmosfere più oscure. Si parte con la sontuosa titletrack, mid tempo dove le sinfonie accompagnano le voci di Tobias, Jorn Lande e Russell Allen verso un ritornello corale molto immediato ed efficace. Ottimi suoni e arrangiamenti. Segue "Wastelands", un brano che farà impazzire i fan di vecchia data degli Helloween. Ritmiche sostenute dalla doppia cassa di Eric Singer, schemi propri del power metal classico e alla voce Michael Kiske, il cantante power per eccellenza in questa occasione impegnato sul linee vocali altissime come ai tempi d’oro delle zucche tedesche. Nuovo cambio di sonorità con "Scales Of Justice", brano dalle strofe in cui il riffing di Sascha Paeth si fa più aggressivo e lo screaming dell’asso Tim "Ripper" Owens impressiona per potenza e precisione, culminando poi in un ritornello di gran presa. Uno degli episodi più notevoli di entrambi i dischi. E’ dunque il turno di "Dying For An Angel", dove fa la sua comparsa Klaus Meine degli Scorpions, per un tipico brano a metà tra hard rock melodico e metal moderno tipico degli ultimi Edguy. Il pezzo ruota intorno ad un bel chorus orecchiabilissimo che giustifica in pieno la scelta di utilizzare il brano come primo singolo. Non poteva mancare il consueto ospite Andrè Matos, questa volta valore aggiunto di un pezzo non catalogabile tra i più esaltanti dell’opera ma convincente soprattutto nell’ultima parte, quando le ritmiche che sostengono il ritornello si fanno più incalzanti. "Runaway Train" è un lungo lento sinfonico in cui colpiscono il ritornello corale e la seconda parte del pezzo, con il il piano di Miro che accompagna gli scambi tra le voci di un grande Bob Catley e dei soliti Lande, Sammet e Kiske. L’altro lento, posto in chiusura del lavoro, vede invece il solo Sammet al microfono ed ha una struttura più semplice e catchy ma il risultato finale è comunque pregevole. Buone anche la hard rockeggiante "Forever Is A Long Time" e "States Of Matter", entrambe mid tempo sulle strofe e più power sugli azzeccatissimi e diretti ritornelli, rispettivamente con prove maiuscole di Jorn Lande e Russel Allen. Due brani a nostro giudizio non sono ispirati quanto quelli già menzionati e parliamo di "Crestfallen", mid tempo interessante per l’accostamento tra un riff incisivo e arrangiamenti elettronici ma dal refrain cadenzato piuttosto statico e noioso, e di "Black Wings", canzone dal riffone più cupo e sabbathiano che però paga anch’essa la presenza di un chorus un tantino scialbo come melodia. Ecco dunque il motivo per cui ci sentiamo di porre "The Wicked Symphony" ad un livello leggermente inferiore a "Angel Of Babylon", sebbene la valutazione a fondo pagina sia la medesima. Soprattutto chi ha apprezzato "The Scarecrow" avrà comunque di che gioire, già solo considerando questo lavoro e i sette otto picchi compositivi che contiene. E pensare che siamo solo a metà dell’opera.