6.5
- Band: AVATAR
- Durata: 00:38:16
- Disponibile dal: 24/10/2007
- Etichetta:
- Gain Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Prestando fede alle proprie origini, gli svedesi Avatar giungono al secondo capitolo sulla lunga distanza, mettendo in mostra tutta la propria ammirazione per il death melodico che In Flames, Dark Tranquillity e Arch Enemy hanno esportato in tutto il pianeta. Fresca di un accordo che li vedrà aprire per il tour europeo degli Obituary, la band di Goteborg sembra aver composto le dodici canzoni contenute in questo disco apposta per l’evento, mettendo in luce un songwriting compatto, che dal vivo potrà garantire la giusta dose d’impatto e melodia necessaria a catturare qualche nuovo ammiratore. La scarsa imprevedibilità di “Schlacht” e una produzione che risalta all’eccesso lo scream comunque convincente di Eckerstrom, a discapito delle ottime trame chitarristiche, sono i difetti di un platter che verte gran parte dei propri meriti proprio sulla coppia d’asce Jarlsby-Andersson, ispirata e virtuosa quanto basta per accendere la luce in più di un’occasione. Anche la sezione ritmica per la verità svolge il suo compito senza sbavature, animata dalla giusta varietà che scongiura momenti di stasi. Apprezzabile, ma tuttavia raro, il tentativo del quintetto scandinavo di allargare il proprio spettro sonoro con passaggi tecnicamente articolati e melodie indie rock come nel caso dell’ottima “I Am Breakdown”. Impossibile non riconoscere senza un pizzico di nostalgia gli Arch Enemy dei bei tempi andati nella coinvolgente “As It Is”, mentre gli In Flames vecchia maniera vengono chiamati in causa con le tipiche melodie classic metal delle chitarre in svariati frangenti, tra cui spiccano per efficacia “All Hail The Queen” e la titletrack. Chiudiamo citando l’influenza Bodomiana della catchy “One/One/One/Three” e la vena epica anomala di “Die With Me”, utili nel sintetizzare pregi e difetti di un disco nostalgico, snello e divertente che difficilmente vi lascerà il tempo di sbadigliare.