
8.0
- Band: AVATARIUM
- Durata: 00:42:36
- Disponibile dal: 24/01/2025
- Etichetta:
- AFM Records
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Con dodici anni di carriera e cinque album alle spalle, gli Avatarium possono ormai essere considerati dei veterani: nata come progetto parallelo creato da Leif Edling dei Candlemass, in formazione fino al 2017, la band è ormai saldamente nelle mani della coppia Marcus Jidel/Jennie-Ann Smith che, a partire da “Hurricanes And Halos”, ha saputo mantenere una qualità decisamente alta in ciascuna uscita, pur non ripetendosi in modo pedissequo.
La sesta fatica degli svedesi, “Between You, God, The Devil And The Dead” prosegue spedita sul sentiero tracciato, confermando come la vena del quartetto non si sia ancora esaurita e come la lunga gestazione, durata ben diciotto mesi, abbia dato i suoi frutti.
Già dal titolo si intuisce lo stretto legame, almeno a livello tematico, con il suo predecessore, da cui questo lavoro eredita il carattere tumultuoso, incarnazione del periodo non proprio agiato che tutti stiamo vivendo, in una sorta di analisi della nostra esistenza che fa da filo conduttore, come ci spiega la cantante nelle note di stampa, aggiungendo che tuttavia non si tratta di un concept album e che molto del materiale trae ispirazione dalla sua attività come psicoterapeuta, mentre Jidel ci fa sapere come molti dei brani siano nati al pianoforte, circostanza inconsueta per chi suona questo genere, eppure questa metodologia ha portato a canzoni perfettamente bilanciate tra chitarre ruggenti e momenti più introspettivi.
E, non sarà certo una sorpresa, anche in questo capitolo il punto di forza è proprio la fase di scrittura: le radici doom sono ben salde, anzi, possiamo parlare di un album più robusto rispetto al suo predecessore ma, ancor più che in passato, sono immerse in una miscela di rock a tutto tondo, che va a pescare molto dagli anni ’70 tra energia hard rock, finezze progressive e divagazioni psichedeliche, con una cura dei dettagli che non lascia nulla al caso.
Oltre alla prestazione dei due coniugi e attori principali, da rimarcare è la ricerca di arrangiamenti eleganti e di strutture mai banali, con sonorità vintage, frequenti cambi di umore e soluzioni tutt’altro che scontate, così che tutto risulti facilmente assimilabile ma che possa anche crescere dopo ogni ascolto.
“Long Black Waves” è sognante e allo stesso tempo concreta, con le tastiere che ci guidano nel finale in crescendo, ma il primo ritornello di classe superiore arriva con la successiva “I See You Better In The Dark”, sorretta da una melodia semplice quanto efficace. Il gusto solistico di Jidel, evidente in tutto l’album, esplode in modo totale nella strumentale “Notes From Underground”, un tripudio di note che si fanno più minacciose con l’avanzare del brano, partendo leggero per poi salire di tono con riff (e lugubri campane) sabbathiani ed un’atmosfera improvvisamente oscura. “My Hair Is On Fire (But I Take Your Hand)” e “Lovers Give A Kingdom To Each Other” rappresentano una parentesi romantica, in cui a spopolare sono chitarre acustiche e pianoforte, abbracciando una malinconia poetica che trova la sua massima espressione nella conclusiva title-track.
Forse non si raggiungono i livelli di eccellenza di “Death, Where Is Your Sting?”, in un certo senso anche più ruffiano, ma “Between You, God, The Devil And The Dead” è l’ennesima dimostrazione di come gli Avatarium sappiano destreggiarsi in ambito doom con maestria e naturalezza e, soprattutto, con una capacità di scrivere musica che appartiene a pochi.