6.0
- Band: AVERSIONS CROWN
- Durata: 00:39:32
- Disponibile dal: 21/11/2014
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Le note biografiche di “Tyrant” ci parlano di un gruppo death metal di Brisbane, Australia, soleggiata località non lontana dalle tane immonde in cui gente come Portal o Grave Upheaval partoriscono i loro nefasti orrori sonori, facendo presagire una possibile familiarità tra i gruppi in questione e questi Aversions Crown. Basta però dare una sguardo alla line-up ed ascoltare i primi minuti dell’opener “Hollow Planet” per fugare ogni dubbio su qualsivoglia vicinanza di genere ed attitudine tra le due sponde: con una formazione a sei, comprendente ben tre chitarristi per complessivamente ventiquattro corde alle chitarre, canotte lunghe fino ai ginocchi e fieri ciuffi all’aria, gli Aversions Crown reclamano palesemente il loro posticino nella sovraffollata corrente del death (poco) – core (tanto, troppo), con un album da “trova le differenze” rispetto ad un numero sterminato di uscite simili. Proveremo a giocare per difetto quindi, e sottolineare maggiormente quei tratti che tentano perlomeno di distinguere la band da uno qualsiasi degli innumerevoli epigoni del filone: noteremo allora che i velocissimi blast beats del drummer Jayden Mason spezzano sporadicamente l’incedere dei brani, ma che i Job For A Cowboy di cinque anni fa, giusto per fare un nome, avevano già esplorato meglio una progressione verso una linea più death, nel senso stretto del termine, della questione, o che gli stralunati inserti ambient di “Overseer”, “Controller” o “Faith Collapsing” non sono certo roba nuova se paragonati alle gesta dei Periphery o degli ultimi Fallujah. Esclusi quindi queste “novità” che dovrebbero smuovere un po’ le cose, il copione viene seguito fedelmente dai sei australiani, che non si schiodano fondamentalmente da un perenne breakdown ultra-pesante che, minuto dopo minuto, finisce per perdere tiro a scapito di una crescente prevedibilità. Formalmente il lavoro risulta perfetto, in niente manchevole rispetto alla spietata concorrenza, ma sta proprio qui la pochezza di un lotto di brani che, finita la sudata in palestra e dopo una bella doccia rilassante, non avranno lasciato nulla a livello emotivo: come si dice in questo caso, una prova tutta muscoli e zero cervello.