7.0
- Band: AVSLUT
- Durata: 00:43:22
- Disponibile dal: 23/02/2018
- Etichetta:
- Osmose Productions
- Distributore: Audioglobe
Dopo un periodo di appannamento durato qualche anno, l’Osmose Productions sembra essere tornata quella roccaforte di intransigenza e qualità che numerose legioni di ascoltatori avevano imparato a conoscere durante i Nineties. Certo, i tempi in cui dalle fucine dell’etichetta francese venivano sfornati capolavori a getto continuo (“Opus Nocturne”, “Pure Holocaust”, “Suomi Finland Perkele”, “Thy Mighty Contract”, ecc.) non possono essere paragonati a quelli attuali, ma la solidità espressa dal suo roster negli ultimi mesi contiene tutto sommato il medesimo principio attivo, indispensabile per placare la sete di sangue e bestialità dei veri seguaci del filone underground. Così, dopo le notevoli prove di Cryfemal, The Ominous Circle e Meyhnac, ecco giungere sugli scaffali dei negozi il debut album degli Avslut, disco che sarebbe potuto uscire oggi così come due decenni fa, in piena esplosione della corrente swedish black metal. Dark Funeral, Marduk, Setherial, The Abyss… se conoscete o apprezzate anche solo uno di questi gruppi, allora saprete già dove il quintetto di Stoccolma andrà a parare in questi tre quarti d’ora di musica: chitarre taglienti lanciate alla velocità della luce, blast beat come se piovesse, screaming vocals penetranti, un uso della melodia che sovente si tinge di pura epicità. I Nostri dimostrano da subito di sapersi muovere con disinvoltura all’interno del genere, sfoggiandone trademark e strutture senza però scadere in operazioni di omaggio/riciclo da gruppo cover di Morgan e Lord Ahriman, con brani ben costruiti, riffing mediamente ispirato e un afflato atmosferico in grado di fare spesso la differenza. Quando infatti è la melodia a salire in cattedra (“Pestilens”, “Förlorad”, “Existensens Skugga”, “Martyrium”), il songwriting non tarda mai a brillare per efficacia e trasporto emotivo, mentre ci tocca sottolineare come i frangenti più spogli e brutali – curiosamente concentrati nella seconda parte di tracklist – non siano altro che il classico ‘more of the same’ che poco o nulla aggiunge al valore complessivo dell’opera. “Deceptis” è e resta comunque un ottimo punto di partenza per questa nuova schiera di adepti della nera fiamma, consigliato a tutti coloro che si nutrono abitualmente di certe sonorità diaboliche.