AVULSED – Phoenix Cryptobiosis

Pubblicato il 01/03/2025 da
voto
7.0
  • Band: AVULSED
  • Durata: 04/03/2025
  • Disponibile dal: 00:44:22
  • Etichetta:
  • Xtreem Music
Streaming non ancora disponibile

Fin dal titolo, “Phoenix Cryptobiosis” è quel che si dice un monumento alla resilienza e alla perseveranza underground di Dave Rotten e dei suoi Avulsed. Un’opera che sembra volersi ergere a prova vivente che la passione per la musica – e per il death metal, nello specifico – è dura a morire, più forte dei lutti (come quello di Veronica, moglie del frontman scomparsa di cancro nel 2022) e degli anni che si accumulano inesorabilmente sulle spalle di chi la suona.
Un disco da cui traspaiono innanzitutto genuinità nell’approccio e autorevolezza nella messa a terra delle idee, anche a fronte di una scrittura non sempre freschissima, e che trascorso più di un decennio dall’ultimo full-length (un silenzio reso meno assordante dalla serie di compilation, EP e live pubblicati nel frattempo) riconferma senza sforzi apparenti lo status guadagnato in carriera del gruppo di Madrid, riaffacciatosi non per consegnare alla scena un pugno di brani superflui, ma per portare avanti con dignità un discorso musicale iniziato addirittura nel 1991.
Un death metal prettamente tradizionale e ‘working class’, come sempre restio a scegliere fra Vecchio e Nuovo Continente a beneficio di un approccio più libero e mutevole, in cui ciò che conta, prima che l’origine di un riff, sono la qualità e la capacità di farsi ricordare dello stesso.
Introdotto dalla solita, sgargiante copertina di Daemorph (Pyrexia, Stabbing, The Black Dahlia Murder), “Phoenix…” fa quindi quadrato attorno a quel mix di Finlandia, Svezia e Stati Uniti che abbiamo imparato a conoscere nei vecchi “Eminence in Putrescence” e “Gorespattered Suicide”, con il growl viscerale di Rotten a fondere, da un lato, la potenza e l’amore per le basse frequenze di Demigod, Grave e Rottrevore, e dall’altro il tecnicismo dei primi Cannibal Corpse, per una tracklist dove ‘concretezza’ e ‘affidabilità’ sono chiaramente le parole d’ordine.
Un ascolto che parte benissimo con l’orecchiabilità perversa di “Lacerate to Dominate”, forte di una melodia scandinava in grado di stamparsi in testa dopo mezza fruizione, con l’aggressione barbara e testarda di “Blood Monolith” e con la successiva doppietta “Unrotted”/“Guts of the Gore Gods”, per poi proseguire in maniera decorosa, anche se forse meno frizzante, nella seconda metà della raccolta, in cui la ripetizione della formula porta a qualche episodio che poco aggiunge e poco toglie all’esperienza complessiva.
In generale, si può insomma dire che il precedente “Ritual Zombi” fosse un album più omogeneo e ispirato, oltre che superiore in termini di resa sonora (si sente qui la mancanza di un guru come Dan Swanö), ma anche a fronte di questi dettagli crediamo non si dovrebbero sminuire gli sforzi profusi dal quintetto iberico in sede di songwriting, le cui soluzioni continuano a risultare un porto sicuro per tutti gli amanti del death metal ruspante e senza fronzoli, lontano da certe elucubrazioni contemporanee.
Un ritorno sentito e divertente, in definitiva, per una realtà storica dello scenario europeo che, sebbene non sia mai stata troppo celebrata, prosegue caparbia e concentrata nel suo viaggio fra le mostruosità del genere. Già solo per questo, un ascolto è dovuto.

TRACKLIST

  1. Limbs Regeneration
  2. Lacerate to Dominate
  3. Blood Monolith
  4. Unrotted
  5. Guts of the Gore Gods
  6. Phoenix Cryptobiosis
  7. Devotion for Putrefaction
  8. Neverborn Monstrosity
  9. Dismembered
  10. Bio-Cadaver
  11. Wandering Putrid Souls
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