7.5
- Band: AXEL RUDI PELL
- Durata: 01:02:10
- Disponibile dal: 15/01/2016
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Axel Rudi Pell è uno di quegli artisti che nell’incerto panorama musicale heavy metal, sempre in evoluzione, rappresentano un punto fermo, un faro per chi ancora gode con l’hard rock di vecchio stampo. “Game Of Sins” è il diciassettesimo disco di una lunga carriera solista, un altro punto fermo per chi si nutre di pane e Ritchie Blackmore. L’intro strumentale “Lenta Fortuna” crea la giusta tensione prima che la bordata di nome “Fire” parta in quarta a tutta forza, un brano epico e veloce in cui Johnny Gioeli può ancora una volta sfoggiare la sua calda ugola ed incantarci con maestose linee vocali pregne di riuscite melodie. “Sons Of The Night” segue a ruota, riff quadrati sostenuti da una batteria compatta e massiccia fanno da struttura portante per un brano di puro hard rock, roccioso e melodico allo stesso tempo. L’ex Rainbow, Black Sabbath e Blue Oyster Cult Bobby Rondinelli picchia sul suo drum kit con grande classe e gusto, rivelandosi un elemento fondamentale per le composizioni di Axel Rudi Pell. Con la title track il chitarrista tedesco si diverte a forgiare uno dei pezzi più epici ed evocativi del disco, le tastiere gonfiano il sound del ritornello, talmente esaltante da voler alzare il pugno al cielo in un momento di pura estasi sonora. Ma le sorprese non sono finite: “Sons In The Night” mostra il lato più heavy della band, indurendo l’ascolto, i testi sono stati scritti prendendo come fonte d’ispirazione la famosa serie TV Sons Of Anarchy. Ancora grandi melodie su “The King Of Fools”, altro papabile cavallo di battaglia del disco dove Gioeli funge da motore trainante a suon di melodie irresistibili. Ci avviciniamo alla conclusione di “Game Of Sins”, c’è ancora spazio per la cover di “All Along The Watchtower”, che i rocker di vecchia data riconosceranno come brano reso famoso dalle versioni di Jimi Hendrix e Bob Dylan. In questo caso il sound tipicamente Axel Rudi Pell non si sposa troppo bene con il pezzo, decisamente il meno riuscito del disco. Fatta eccezione per questa cover, non possiamo che consigliare l’acquisto di “Game Of Sins”, un piccolo gioiello di hard rock che conferma lo stato di buona salute del chitarrista tedesco. Dopo ventisette anni di onorata carriera, il buon Axel riesce ancora ad impressionare.