5.0
- Band: AXENSTAR
- Durata: 00:46:13
- Disponibile dal: 28/01/2011
- Etichetta:
- Rock It Up Records
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Che dire degli Axenstar? Giunti oramai al quinto disco, a distanza di quasi una decina d’anni dal debutto con il vecchio monicker di Powerage, sono ancora una band di (non più) giovani musicisti entusiasti che si cimentano in un genere affollatissimo come il power metal melodico, cercando (inutilmente) di emergere dal mucchio delle band-fotocopia. Risultati? Ancora nulla, ma non è questo il problema. Il problema è che, appunto, si sta parlando di una band che oramai è al quinto album e non al debutto, e per giunta che ha un’esperienza decennale alle spalle. Tutto questo dovrebbe concretizzarsi in qualche cosa di tangibile, ma i risultati tardano ad arrivare o, possiamo dirlo con una certa sicurezza, forse non arriveranno mai. Basta pensare ad altre band, senza nemmeno andare tanto lontano con il genere, per fare un paragone. Quinto album dei Nightwish? “Once”, e quando lo promuovevano erano headliner del concerto e riempivano i palazzetti. Quinto album degli Stratovarius? “Episode”. Al di là delle qualità intrinseche degli album citati, il paragone serviva più che altro per far capire che, giunti ad un certo punto, se si doveva sfondare lo si avrebbe già fatto. Invece, per gli Axenstar pare essere ancora il periodo iniziale, quello in cui si presenzia ai festival e si fa da opener per act più conosciuti. Certo, a voler essere completamente onesti nei confronti della band e soprattutto di questo nuovo “Aftermath”, dobbiamo riconoscere un progressivo miglioramento per quanto riguarda suoni, produzione ed esecuzione; tutti elementi che concorrono a farci dire che “Aftermath” è migliore degli album che lo hanno preceduto, ma ancora non basta. Almeno non dopo tutto questo tempo. Il songwriting è ancora derivativo e prevedibile, anche se forse più maturo che negli altri dischi, e le canzoni sono ancora troppo legate agli stessi stili, e troppo indistinguibili tra loro. Tutto ciò fa di “Aftermath” un album quasi carino, con alcune canzoni degne di nota, come l’iniziale “Dogs Of War” o la tastierosa “Dead Kingdom”, ma lontana da quella maturità e padronanza dei propri mezzi che la band dovrebbe avere raggiunto dopo tutto questo tempo. Non bocciamo completamente il lavoro perché, come già detto, un miglioramento c’è stato e l’impegno profuso sembra genuino, ma la sufficienza sarebbe ingiusta nei confronti di band che magari sin da subito cercano di proporre qualcosa di più originale distaccandosi dai propri modelli che in questo caso sono Helloween, Hammerfall e tutto il power di origine tedesca. Peccato appunto per la buona produzione e la scelta dei suoni, che rendono tutto abbastanza esplosivo. Ma non basta.