5.0
- Band: AXENSTAR
- Durata: 00:38:52
- Disponibile dal: 06/05/2005
- Etichetta:
- Arise Records
- Distributore: Frontiers
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Tornano alla carica gli svedesi Axenstar che giungono con questo “TheInquisition” al terzo lavoro, come sempre sotto etichetta Arise e comesempre registrato agli Underground Studios svedesi. La band è semprefautrice di un power metal melodico mai eccessivamente tecnico e nonparticolarmente coinvolgente. Sin dall’iniziale “The Fallen One” laband propone la propria ricetta fatta di riff veloci, tastiere un po’dappertutto, sezione ritmica a palla e melodie piuttosto banali estucchevoli. Buona invece la performance del singer Magnus Winterwild,interprete sicuro dei propri mezzi e dotato di buona estensione vocale.Sfortunatamente per la band, ciò che davvero manca loro è la capacitàdi scrivere canzoni che restino impresse nella mente dell’ascoltatore;i nostri sicuramente cercano di rendere il loro sound più variegatograzie a degli inserti hard rock, evidenti per esempio in “Under BlackWings” ma il tutto sa di già sentito ed infatti un orecchio attentoprevede già con sicurezza quello che la band deve ancora suonare: peresempio, sempre nella stessa song, risulta evidente che il pezzo dipianoforte condurrà ad una sfuriata di doppia cassa e alla reprise delriff portante. “Salvation” ricorda i Gamma Ray periodo “Somewhere OutIn Space” in virtù soprattutto di una struttura ritmica più vigorosa edi un chorus assolutamente melodico: restano invece ben lontani ifunambolismi del maestro Kai Hansen. L’album continua lungo le stessecoordinate, fatte di power helloweeniano mixate con l’hard rockpatinato di metà anni Ottanta, quest’ultimo presente in manieradecisiva in “Daydreamer”, forse il miglior pezzo dell’album, moltomelodico ma anche efficace e con un chorus che si lascia canticchiarevolentieri. La successiva “Drifting” è una ballad per sola voce echitarra acustica, assolutamente letale per chi soffre di diabete tantoè zuccherosa. “The Inquisition” si conclude con la lunga e varia “TheBurning” e con “Run Or Hide”, ennesimo episodio senza infamia e senzalode di un album che ha nella prevedibilità il suo maggior difetto. Ilproblema degli Axenstar e di molte altre band power non è la mancanzadi fantasia o la sudditanza verso band più blasonate, ma la ben piùgrave carenza in fatto di songwriting: se si sanno scrivere buonecanzoni passa in secondo piano la ricerca dell’originalità a tutti icosti. Archiviamo quindi anche questo terzo lavoro degli svedesi,davvero troppo anonimi per far colpo. Solo per power maniac.