AXENSTAR – Where Dreams Are Forgotten

Pubblicato il 25/12/2014 da
voto
6.5
  • Band: AXENSTAR
  • Durata: 00:50:18
  • Disponibile dal: 28/11/2014
  • Etichetta:
  • Inner Wound

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Nel nostro personale ‘albo dei cattivi’ redazionale avevamo dentro da tempo gli Axenstar. Autori di quattro dischi scialbi che non ci sono mai piaciuti e di un quinto disco, “Aftermath”, carino ma giunto troppo tardi, i cinque svedesi (di Vasteras) erano finora la dimostrazione classica che una band, se deve sfondare e imporsi al pubblico come testa di serie di un genere, deve farlo in tempi brevi, possibilmente con i primi album. In parte questo status ce l’hanno tuttora, visto che appunto i poco esaltanti primi cinque capitoli della loro carriera ne hanno minato pesantemente la credibilità, però stavolta siamo a dirlo con un certo rammarico perché, a conti fatti, “Where Drams Are Forgotten” proprio un brutto album non è. Ha una produzione precisa e potente, fa un buon uso delle tastiere e mostra una creatività per le melodie buona, che porta a risultati anche vincenti. L’impatto delle chitarre è bassino, ma d’altro canto questa caratteristica lascia più spazio a arpeggi o orchestrazioni di tastiera che sono fatte anche benino. Il songwriting stesso è migliorato, ora di sicuro più focalizzato sulla ricchezza di elementi e sull’insaporire il brano piuttosto che nel mero tentativo di rifarsi al sound dei Sonata Arctica o degli Stratovarius. Ecco, l’abbiamo detto. Per come la vediamo noi, il vero cambiamento qui è notabile in termini di una più spiccata personalità, aspetto assolutamente sacrificatissimo sui primi dischi, dove non una canzone mostrava un passaggio che non fosse già stato sentito e risentito. Qui possiamo invece godere di brani come “Sweet Farewell”, che di derivativo non hanno proprio niente. Morbida e suadente nonostante non si tratti di una ballad, l’appena citata canzone recupera qualche elemento più dalla pomposità dei Ten che dall’impostazione degli Stratovarius, fornendoci finalmente modo di ascoltare qualcosa di originale o inaspettato. La voce del fondatore Magnus Winterwild è anch’essa migliorata, e il cantante, giocando un po’ con essa, risulta ora in grado di richiamare tonalità che su passaggi tradizionalmente power (“Fear”) ricordano il buon Tony Kakko dei Sonata Arctica, ma su altri tipi di costrutto (la ragionata e oscura “Curse Of The Tyrant”) hanno un che anche di Russel Allen, richiamando non a torto alla mente anche i Symphony X. Un bel miglioramento per chi prima viveva solo a base di pane e Stratovarius. “Annihilation”, facendo fede al proprio titolo, e anche “This False Imagery” coprono quello che sarebbe il lato più duro e ‘chitarroso’ dell’album, e anche qui troviamo i passaggi godibili, anche se non così originali come gli altri citati. A conti fatti però i ritornelli del primo pezzo e il furioso bridge del secondo sono un buon indizio di un miglioramento dei Nostri anche su quello che tradizionalmente è il loro campo di interesse: il power metal. Qualche magagna e qualche pezzo evitabile ci sono ancora, ma dobbiamo ammettere che forse non è più tempo di essere così cattivi nei confronti degli Axenstar. “Where Dreams Are Forgotten” è sicuramente il loro album migliore e rappresenta anche un esempio finalmente pertinente di come si possa fare musica di questo tipo nel 2014. Certo, gli svedesi sono ancora derivativi, e molti di voi sosterranno che, comunque, il power è morto da anni, però noi non lo vediamo come un motivo valido per parlare male di questo in fondo apprezzabile dischetto. Non sfascia le montagne, ma qualcosa di buono ce l‘ha mostrato. Sicuramente più dei predecessori…

TRACKLIST

  1. Fear
  2. Inside The Maze
  3. My Sacrifice
  4. Curse Of The Tyrant
  5. The Return
  6. Demise
  7. Annihilation
  8. Greed
  9. The Reaper
  10. This False Imagery
  11. Sweet Farewell
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