8.0
- Band: AYREON
- Durata: 01:42:16
- Disponibile dal: 28/01/2008
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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Il valore del nuovo Ayreon è inestimabile, più dal punto di vista concettuale che musicale. Arjen Lucassen ha attraversato un difficile momento nella sua vita, si è svegliato in un inferno dopo aver tanto creduto nella felicità. Una depressione che ha rischiato di trascinarlo nel baratro, privando noi progster dei fantastici lavori che oggi solo lui saprebbe consegnarci. Ecco che ricevere tra le nostre mani il nuovo, doppio “01011001” ci riempie di gioia, perché è sempre bello assistere alla rinascita di qualcuno, a maggior ragione se si tratta di un artista corretto e genuino come Arjen, da sempre abile compositore e businnessman, che ha avuto il coraggio anni fa di lasciare i Vengeance, la band olandese all’epoca promettente in cui era chitarrista, per concretizzare la sua visione. Un progetto dove attorno alla sua figura potessero ruotare innumerevoli artisti, tra cantanti e strumentisti, che potessero con la loro classe illuminare un nome nascente come quello degli Ayreon. Di acqua sotto i ponti ne è passata molta, ed oggi la situazione si è rovesciata. Sono infatti molti i cantanti che si rivolgono allo stesso Arjen per partecipare ad un suo lavoro, decretando definitivamente la sua fama di talent scout. Ci basti citare i cantanti qui coinvolti (la lista è lunga ma costituisce parte integrante della recensione di un album prog rock brillante, graziato da ottime voci): Daniel Gildenlow (Pain Of Salvation), Anneke Van Giersbergen (ex-The Gathering), Jonas Renkse (Katatonia), Floor Jansen (After Forever), Bob Catley (Magnum), Jorn Lande (ex-Masterplan), Tom Englund (Evergrey), Hansi Kursch (Blind Guardian), Steve Lee (Gotthard), Magali Luyten (Beautiful Sin), Simone Simons (Epica), Ty Tabor (King’s X), eccetera eccetera. Come potete intuire qui non si scherza per nulla, se consideriamo anche che l’opera, mastodontica, è composta da due CD, dal minutaggio tutt’altro che limitato. Non c’è un singolo momento sbagliato, le idee scorrono come fiumi in piena, basti ascoltare i cambi d’atmosfera di pezzi da novanta, come la strepitosa “Liquid Eternity”, dove la voce di Jonas Renkse ci introduce nelle consuete trame vocali e chitarristiche di cui Arjen è maestro compositore, oppure la particolarissima “Connect The Dots”, un singolo perfetto per un mondo parallelo. I due dischetti, legati indissolubilmente tra di loro, non presentano particolari differenze, eccettuata una leggera tendenza verso le parti heavy da parte del primo, “Planet Y”. L’ascolto complessivo è godibile, ed i momenti ridondanti sono ridotti allo zero, miracolosamente se pensiamo alla mole di lavoro che Arjen ha dovuto affrontare. Far coesistere così tante voci, ognuna delle quali rappresenta un personaggio, non è un gioco di ragazzi, ma il risultato si fa apprezzare, come dimostra per esempio la folk-oriented “River Of Time”, dove Hansi Kursch duetta con Bob Catley, la fascinosa “Newborn Race”, dominata da Daniel Gildenlow, a suo agio tra queste partiture così vicine alla sua band madre, oppure la conclusiva, indimenticabile, “The Sixth Extinction”, dove assistiamo alla solita ottima prova di Jonas Renkse, per chi scrive il migliore in questo frangente, insieme al sempre strepitoso Jorn Lande. La rinascita personale di Arjen, dimostrazione di forza e di determinazione, indispensabili per passare gli ostacoli che la vita sadicamente ci infligge.