7.5
- Band: AYREON
- Durata: 01:29:33
- Disponibile dal: 28/10/2013
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Gli Ayreon di Arjen Lucassen non sono certo famosi per la loro velocità a pubblicare dischi, ma ogni nuova release diventa un evento molto atteso per la grande qualità della musica proposta. Sono trascorsi cinque lunghi anni da “01011001” e per il nuovo “The Theory Of Everything” Lucassen ha messo insieme un cast davvero stellare. I nomi più prestigiosi senza ombra di dubbio sono Keith Emerson (Emerson Lake & Palmer), Steve Hackett (Genesis), Rick Wakeman (Yes) e John Wetton (Asia, King Crimson), qui affiancati da una schiera di cantanti e musicisti fenomenali tra cui le italiane Cristina Scabbia (Lacuna Coil) e Sara Squadrani degli Ancient Bards. Il doppio CD contiene quattro macro canzoni suddivise in quarantadue capitoli tutti incastrati per dare un filo logico alle idee ambiziose di Lucassen. Prog rock di scuola anni Settanta viene mischiato a progressive metal dei nostri giorni con grande intelligenza e sapienza. Tra gli episodi più classici spicca la nostalgica “Progressive Waves”, dove troviamo il famoso modular moog di Keith Emerson con cui facciamo un tuffo nell’epoca d’oro del prog. L’atmosferica “Magnetism” si regge su melodie al limite del folk e sulla strepitosa performance di Sara Squadrani alla voce, potente e sognante. Facciamo un balzo indietro a “The Theory Of Everithing Part 1”, in cui Cristina Scabbia duetta con Michael Mills in un brano epico e dalle melodie capaci di rimanere impresse sin dal primo ascolto. Non mancano nemmeno episodi più tipicamente metal, vedi “A Reason To Live”, in cui la Squadrani “duelleggia” con JB dei Grand Magus. Ciò che rende “The Theory Of Everything” un grande disco è la sua capacità di stuzzicare ed incuriosire, c’è voglia di continuare l’ascolto pezzo dopo pezzo senza interruzione: non spaventino quindi i due CD zeppi di musica, perché l’opera di Arjen Lucassen affascina e coinvolge dalla prima all’ultima nota. I cinque anni di attesa sono stati premiati con un altro grande disco che racchiude l’essenza del progressive in tutte le sue sfaccettature, vecchie e nuove. Le possibilità di vedere proposta dal vivo questa magnifica opera rasentano lo zero assoluto, ma se è vero che la speranza è l’ultima a morire, noi continuiamo a tenere le dita incrociate.