6.5
- Band: AZARATH
- Durata: 00:41:31
- Disponibile dal: 25/05/2009
- Etichetta:
- Agonia Records
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music:
Che la scena death polacca goda da parecchi anni a questa parte di ottima salute è un dato di fatto incontrovertibile: basterebbe guardare al successo di act di grande spessore quali Vader, Decapitated e Behemoth per rendersene conto. Anche scavando nell’underground però le soddisfazioni non mancano, dato che sono anni che gente del calibro di Hate, Mutilation, Lost Soul, Sceptic e Azarath producono musica di qualità (chi più chi meno). “Praise The Beast” è infatti il quarto lavoro degli Azarath, band nota ai più per la presenza dietro le pelli della macchina da guerra Inferno (Behemoth). Proprio i cugini più famosi possono essere considerati una delle influenze primarie del quartetto, insieme a tutta una schiera di seguaci dei Morbid Angel, Krisiun in testa. Il nuovo album non si discosta in nulla e per nulla dai suoi predecessori e questo è di per sé un limite, ma bisogna dire altresì che la qualità media delle composizioni rimane sempre su livelli più che accettabili. Il death metal degli Azarath è virulento ed estremamente veloce, tanto che i rallentamenti putrescenti di certo death floridiano sono stati quasi completamente banditi lungo gli undici brani che compongono l’album: peccato, perché qualche cambio di ritmo sarebbe servito per differenziare un po’ delle canzoni che alla fine si somigliano un po’ tutte. Il brano più riuscito è probabilmente la Morbid Angel-oriented “Queen Of The Sabbath”, grazie ad un inizio possente (uno dei pochissimi momenti veramente slow dei “Praise The Beast”) ed un prosieguo che vede Inferno sugli scudi, grazie al suo drumming indiavolato, preciso e, per brevi tratti, anche fantasioso. Da segnalare anche un chorus semplice e ficcante che potrebbe fare sfracelli in sede live. La prova dei chitarristi Bart e Trufel è senza dubbio molto buona, soprattutto in fase solista, dove i nostri non lesinano assoli ben congegnati e mai fini a se stessi. Il singer Bruno è dotato di spunti interessanti ma risente fin troppo della lezione dei suoi colleghi più noti Nergal e Piotr Wiwczarek per poter essere pienamente credibile. Su Inferno non crediamo ci sia molto da dire, salvo che il drummer si mantiene su livelli piuttosto alti lungo tutta la durata del platter. In buona sostanza gli Azarath possono rivelarsi una bella sorpresa per tutti gli amanti del death metal diretto e con pochi fronzoli, ma i veri fuoriclasse stanno da un’altra parte. Discreti.