7.5
- Band: BACKYARD BABIES
- Durata: 00:31:50
- Disponibile dal: 28/08/2015
- Etichetta:
- Gain Records
- Distributore: Sony
Spotify:
Apple Music:
Stanchi della continua vita on the road e del circolo vizioso disco-tour in loop? L’ispirazione e l’armonia all’interno della band non sono più quelle di una volta? Prendetevi una bella pausa, staccate la spina, e vedrete che tornerete più carichi di prima! Sembrano frasi motivazionali, ma è quello che, in sostanza, devono aver pensato i Backyard Babies nel 2008, dopo l’uscita del loro quinto album in dieci anni e il tour per il ventennale. Dopo una lunga pausa – utilizzata dai due leader, Dregen e Nicke Borg, per dedicarsi ai rispettivi progetti paralleli -, è tempo per i Babies di tornare in pista, e lo fanno con quello che probabilmente è il loro miglior lavoro dai tempi di “Making Enemies Is Good”. Risalire in cima alla vetta dello swedish rock ‘n roll, sempre più affollato di vecchie e nuove leve, non era affatto semplice, ma i Nostri possono contare su quattro ruote motrici spinte da un motore 6.0 V12, e così riescono nell’impresa in poco più di mezz’ora, con una manciata di canzoni dirette e incisive come agli esordi. Pagato pegno al passato più recente con l’opener “Th1rt3en Or Nothing” – scelta anche come primo singolo, nonostante sia probabilmente il brano più debole del lotto -, i Nostri partono sgommando con “I’m On My Way To Save Your Rock ‘n’ Roll” (un titolo, una promessa), proseguendo a sirene spiegate con le varie “White Light District”, “Never Finish Anything” e “Wasted Years”, pezzi che trasudano a livello epidermico una ritrovata voglia di divertire e divertirsi. Non potevano mancare un paio di brani da accompagnare con l’accendino virtuale – “Bloody Tears”, dove quasi ci aspettiamo di veder uscire Dregen dall’oceano durante l’assolo, e “Mirrors (Shall Be Broken)” -, mentre ci convince a metà la conclusiva “Walls”, non tanto per la sua ritmica bluesy, quanto per l’atmosfera angosciante dell’outro, avulsa dal resto del disco ed utile più che altro ad allungare il minutaggio. Trattasi comunque di peccati veniali, nell’ottica di un lavoro capace di riportare, come ben rappresentato dall’artwork, i Nostri con i piedi per terra, sulle assi di quel palco da dove erano mancati per troppo tempo.