6.5
- Band: BAD WOLVES
- Durata: 00:45:15
- Disponibile dal: 29/10/2021
- Etichetta:
- Better Noise Music
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Bene o male non importa, purchè se ne parli. Fedeli a questa massima, i Bad Wolves sono assurti agli onori della cronache prima per la cover di “Zombie”, uscita a ridosso della prematura scomparsa di Dolores O’Riardan, e poi per le vicissitudini legate al divorzio da Tommy Vext, i cui strascichi legali sono ancora in corso. Al posto del turbolento frontman è entrato Daniel ‘DL’ Laskiewicz, ex chitarrista degli Acacia Strain e produttore, ma data la somiglianza sia fisica che vocale il cambio è abbastanza trasparente, continuando con “Dear Monsters” il percorso mainstream iniziato con il precedente “N.A.T.I.O.N.”. Messo quasi del tutto da parte il ‘djent for dummies’ che aveva caratterizzato l’esordio “Disobey”, fin dalla doppietta iniziale composta da “Sacred Kiss” e “Never Be The Same” i cinque mettono in chiaro il loro approccio: una base ritmica sostenuta, pur senza arrivare ai livelli di cattiveria tipici di God Forbid o Devildriver, con un ritornello melodico ripetuto all’infinito. L’intento neanche troppo nascosto è quello di piacere al pubblico di Virgin Radio d’oltreoceano (da Sirius XM in giù), quindi ecco che in tracklist trovano posto pezzi più edulcorati – potremmo definirli da Nickelback fuori tempo massimo – come “Lifeline”, “Wildfire” o “Comatose”, di per sé anche gradevoli, se non fosse per il fatto di essere intercambiabili con mille altre band. Più interessante la parte centrale della tracklist, dove trovano posto i brani migliori: se “Gone” è una ballad in cui Daniel può mostrare appieno il suo registro vocale (apparentemente più ricco del predecessore) e “On The Case” un pezzo metalcore (finalmente!) quasi senza compromessi, la vera sorpresa per chi scrive è “Springfield Summer”, un brano pop a là Ed Sheeran impreziosito da un buon assolo. Non male anche “House Of Cards” e “Classic”, due pezzi in cui chitarre e voce tornano a ruggire, mentre la conclusiva “In The Middle” suona un po’ troppo telefonata con i suoi arpeggi in stile U2. Tirando le somme, un altro disco in chiaroscuro per i lupi cattivi, studenti di talento che però spesso si limitano al compitino: in un’epoca in cui lo streaming ha ormai pressoché azzerato costi e spazio (fisico e virtuale) va bene così, ma per il futuro speriamo Doc Coyle e soci osino un po’ di più.