7.0
- Band: BAD WOLVES
- Durata: 00:49:30
- Disponibile dal: 11/05/2018
- Etichetta:
- Eleven Seven Music
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Almost famous. Riprendendo una celebre pellicola dei primi anni 2000 potremmo così riassumere la nascente carriera dei Bad Wolves, la cui relativa fama deriva tanto dalle precedenti esperienze dei singoli membri – provenienti da band affermate come Divine Heresy, God Forbid, Devildriver, Bury Your Dead e In This Moment – quanto dall’aver approfittato al meglio, mediaticamente parlando, di situazioni tragiche come il ricovero di Ivan Moody (di cui Tommy Vext è divenuto la riserva ufficiale) e la prematura scomparsa di Dolores O’Riordan, che proprio pochi giorni dopo avrebbe dovuto prestare la voce nell’ormai celeberrima cover di “Zombie”. Sarà dunque “Disobey” a proiettare nel firmamento metallico il supergruppo a stelle e strisce, trainato dal successo mainstream della già citata cover dei Cranberries? Difficile che succeda, nonostante la presenza di Zoltan Bathory come manager li metta nella scia vincente dei Five Finger Death Punch, ma d’altro canto liquidare la band come ‘one-hit wonder’ sarebbe quanto mai ingiusto, visto che il disco in questione possiede gli attributi per conquistare tanto i nostalgici dei ‘Meshuggah for dummies’ quanto i seguaci dei ‘real american heroes’ 5FDP. Al netto della parentesi easy-listening (oltre a “Zombie” citiamo anche “Hear Me Now”, con la cantante Diamante anche lei in rampa di lancio), la cifra stilistica della band è proprio quella di unire irruenza ritmica (merito soprattutto del batterista John Boecklin, principale compositore insieme a Doc Coyle) e break melodici ad effetto alla stregua dei migliori Mnemic, mostrando muscoli ipertrofici e sinapsi schizzate come avviene in “Officer Down”, “Learn To Live”, “Run For Your Life” e “Jesus Slaves”. Di contro, soprattutto nella parte centrale della tracklist, la componente più radiofonica sembra prende il sopravvento (“No Masters”, “Remember When”, “Truth Or Dare”), finendo col somigliare troppo all’hard-rock mascellone di cui proprio Zoltan e Ivan sono maestri. Nel complesso comunque, pur parlando di un lavoro paraculo come pochi, non possiamo che promuovere l’opera prima dei lupi cattivi, sperando abbia vita più lunga degli altri progetti in cui è stato coinvolto Tommy Vext.