6.0
- Band: BAD WOLVES
- Durata: 00:43:20
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Eleven Seven Music
- Distributore: Warner Bros
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Sarà vera gloria? E’ questo l’interrogativo che in genere ci si pone di fronte a band che giungono al successo con una cover, a maggior ragione se si tratta del primo singolo ed è trainata da un evento mediatico esogeno, come nel caso specifico la morte improvvisa di Dolores O’ Riordan prima di registrare la sua parte sulla poi celeberrima rivisitazione di “Zombie” del gruppo di cui ci accingiamo a parlare. Quale sarà il futuro dei Bad Wolves ce lo dirà il tempo, ma resta il fatto che “Disobey” ci aveva per il resto abbastanza ben impressionato con il suo mix di ‘Five Finger Death Punch meets Meshuggah’, frutto dell’unione tra l’anima più ruffiana del singer Tommy Vext e quella più poliritmica del chitarrista Doc Coyle. Senza particolari sorprese, anche questo “N.A.T.I.O.N.” si posiziona grossomodo sulle stesse frequenze, accompagnato dalle solite dichiarazioni acchiappa-click (dagli scomodi paragoni con “Vulgar Display Of Power” alle inutili cover acustiche di “Last Resort” dei Papa Roach), e da una tracklist piuttosto variegata. Lasciando sia la musica a parlare, diciamo subito che brani come l’opener “I’ll Be There”, “Foe or Friend” o “The Consumerist” risultano dotati di un buon tiro, pur restando nei confini del ‘djent for dummies’ con chorus melodici, così come non dispiacciono le atmosfere nu di “No Messiah” o “L.A. Song”. I fan dei 5FDP avranno modo di apprezzare nell’imminente MegaDethPunch Tour le più groovy “Learn to Walk Again” e “Crying Game” (prese di peso dal songbook di Zoltan e soci), mentre l’angolo dello sputtanamento stavolta mette in vetrina “Killing Me Slowly” (di fatto la versione cattiva dei Nickelback, se non si trattasse di un ossimoro), la ballad “Better Off This Way” e l’ancora più ruffiana “Sober”, climax glicemico con tanto di clap clap e testo da teen movie americano. Presi singolarmente alcuni episodi non sono neanche male, ma pur soprassedendo sul contorno mediatico, di cui ci interessa il giusto, resta l’impressione di una band con il piede in troppe scarpe: nel tentativo di compiacere un po’ tutti (dal pubblico occasionale di Virgin Radio ai nostalgici dei God Forbid passando per i fan dei 5FDP), i lupi cattivi perdono in personalità e finiscono col confezionare un foraggiatore di brani di playlist più che un album vero e proprio.