5.0
- Band: BAEST
- Durata: 00:44:41
- Disponibile dal: 13/09/2019
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Solo un anno di relativa pausa, ed ecco tornare i Baest con un nuovo album, diretto successore del debut “Danse Macabre”, uscito appunto poco più di dodici mesi fa sempre su Century Media Records. Molto sottili, se non inesistenti, le differenze stilistiche fra questa nuova opera e la precedente: i danesi continuano a cimentarsi in un death metal di scuola europea, robusto, spesso cadenzato e perennemente alla ricerca di un guizzo anthemico che possa rendere il brano una hit. La consapevole scelta artistica consiste evidentemente nella realizzazione di un disco che rimanga pienamente nel solco di ciò che ‘potrebbe funzionare dal vivo’. Una buona fetta di spontaneità viene dunque messa in soffitta e soprattutto, dal punto di vista dell’ascoltatore, dobbiamo dimenticarci di quella vitalità e di quella tensione epica che dovrebbe animare lavori di questo genere, soprattutto quando provenienti da band giovani e ancora agli esordi. Su “Venenum” troviamo semplicemente abbondanza di midtempo, talvolta adornati con qualche discreta melodia e una buona perizia vocale, dove però il livello complessivo di efficacia si mantiene assai lontano da quello dei maestri. In particolare, il quintetto sembra fissato con i Bloodbath dei primi album e questa ossessione produce risultati lungi dall’essere positivi: detto di un paio di plagi belli e buoni, nemmeno nei loro momenti più vivaci i ragazzi riescono ad aggiungere qualcosa di davvero significativo a quanto fatto da Jonas Renkse e compagni. Le atmosfere e certi riff sono davvero simili a quanto udibili su dischi come “Resurrection Through Carnage”, “Nightmares Made Flesh” e “The Fathomless Mastery”, ma dove i Bloodbath producono mezzi capolavori, i Baest al massimo riescono a mettere insieme qualche brano vigoroso. Procedendo nella tracklist, il loro death metal diventa un bolso e noioso incedere senza una meta precisa, fra una generale mancanza di ispirazione e ‘omaggi’ sin troppo vistosi. Da una formazione in attività da così poco, per giunta accasata presso un’etichetta tanto prestigiosa, ci aspetteremmo quanto meno un tentativo di salto in alto, assieme a del talento genuino. I Baest tuttavia danno l’impressione di essere già fuori tempo massimo su ogni fronte.