7.0
- Band: BAL SAGOTH
- Durata: 01:00:40
- Disponibile dal: 10/03/2006
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Stavolta l’attesa è stata davvero lunga, tanto che anche i fan più accaniti stavano cominciando a perdere le speranze di risentirli. Eppure i Bal Sagoth, a più di cinque anni di distanza dal superficiale “Atlantis Ascendant”, sono tornati più agguerriti che mai con il nuovissimo “The Chthonic Chronicles”. Diciamolo subito: la band non si discosta minimamente da quanto fatto con i precedenti cinque album, ma stavolta il loro black metal epico, sinfonico e barocco è supportato da una maggiore profondità di scrittura e da un songwriting più maturo e dinamico rispetto ai loro ultimi due lavori. Si torna quindi a fare sul serio, ai tempi dello splendido “Starfire Burning…” e di “Battle Magic”. Il concept che sta dietro al lavoro è completamente ispirato all’opera del grande H.P. Lovecraft, del quale il singer Byron è un grandissimo fan: “The Chthonic Chronicles” infatti altri non è se non un libro maledetto e leggendario, nel quale sono contenute mostruose formule evocative in grado di risvegliare divinità da tempo sopite. A questo punto avrete capito tutti che in sostanza l’album narra la storia del mitico Necronomicon, seppur lievemente riveduta e corretta. Detto dell’importantissimo aspetto lirico, passiamo al discorso prettamente musicale. La band ci offre dodici tracce per poco più di un’ora di musica appesa tra black metal, retaggi sinfonici e barocchi molto pesanti e passaggi al limite dell’ambient, il tutto racchiuso in un packaging da colonna sonora hollywoodiana. A farla da padrone, come sempre, sono le tastiere di Jonny Maudling, padrone assoluto della scena, che utilizza il suo strumento sia per creare le atmosfere adatte al concept, sia per costruire direttamente la canzone. La base ritmica è piuttosto solida, grazie anche all’apporto del nuovo drummer Dan Mullins, così come è solido l’apporto chitarristico, anche se la sei corde è quasi sempre succube delle tastiere. Sarebbe inutile tentare di fare una recensione track by track: l’album è un unico blocco musicale e concettuale che ha senso solo se considerato nel suo insieme. Buon ritorno quindi quello del Bal Sagoth, che comunque anche stavolta non sfuggiranno al loro destino: idolatrati dagli estimatori e considerati poco più che una macchietta dai detrattori.