7.0
- Band: BALLETTO DI BRONZO
- Durata: 00:57:52
- Disponibile dal: 03/05/2023
- Etichetta:
- Black Widow
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L’inizio degli anni Settanta è stato fondamentale per la nascita del movimento progressive in Italia, con formazioni che hanno firmato una serie di lavori entrati di diritto non solo nella storia della musica del nostro Paese, ma in quella dell’intero genere, diventando oggetto di culto per appassionati provenienti da tutto il mondo. E se è vero che, per una serie di motivi, l’unica ad essere veramente riuscita a fare il salto verso il grande pubblico internazionale è stata la PFM, è anche vero che oggi tanti dischi risalenti a quegli anni possono tranquillamente tenere il passo con esponenti della miglior scuola britannica. Oltremanica, certo, avevano King Crimson, Yes, Camel, Genesis, Hetfield & The North e Gentle Giant; ma noi potevamo rispondere con Banco Del Mutuo Soccorso, New Trolls, Museo Rosenbach, Area, Biglietto Per L’Inferno e, appunto, Balletto Di Bronzo.
La band di Gianni Leone, infatti, aveva pubblicato nel 1972 “Ys”, un lavoro veramente all’avanguardia, oscuro, magico, esoterico, che affondava le sue radici nella psichedelia, nelle dissonanze tipiche della musica dodecafonica, nel progressive rock più graffiante e nelle leggende del folklore celtico. Quel disco seminale, però, non aveva ancora avuto un vero e proprio successore: Leone nel mentre ha riportato la band in vita da diversi anni, suonando dal vivo e pubblicando live album o materiale d’archivio, ma abbiamo dovuto aspettare questo 2023 per poter ascoltare effettivamente un nuovo full-length targato Balletto Di Bronzo.
“Lemures”, dunque, arriva a distanza di mezzo secolo dal suo predecessore ed è un’opera di una purezza disarmante, talmente sincera da risultare naïf. Gianni Leone ha composto un album che viene pubblicato oggi, ma che concettualmente sembra essere stato scritto nel 1973: non c’è alcuna concessione al trascorrere del tempo, tutto è come in una fiaba dei fratelli Grimm, in cui il castello incantato rimane sospeso nel tempo per colpa di un incantesimo della fata maligna e poi, quando questo viene finalmente infranto, tutto riprende a scorrere come se nulla fosse.
Ed è qui che noi ci troviamo di fronte ad un bivio, perchè, certo, gli anni Settanta, che meraviglia… Però questo mezzo secolo intanto è passato e il progressive, come vuole il suo nome, è progredito, si è scontrato con gli anni Ottanta, è rinato negli anni Novanta, si è mescolato a mille generi (su tutti il metal) e oggi ha mille ramificazioni. “Lemures”, invece, vive nel suo passato, non nei suoni, che sono assolutamente degni del 2023, ma proprio nella composizione: Gianni Leone disegna ancora paesaggi psichedelici con le sue tastiere, sopperisce all’assenza di chitarre con innegabile efficacia, si fa costruire un eccellente supporto ritmico da Ivano Salvadori (basso) e Riccardo Spilli (batteria), ma tutto, dallo stile di canto, agli arrangiamenti fino ai testi, sembra voler ricordarci un tempo ed un’estetica del passato.
Se questo sia un bene o un male, lo lasciamo all’interpretazione degli ascoltatori e lettori. Da parte nostra ci poniamo nel mezzo, apprezzando l’onestà intellettuale di una proposta che non vuole accattivarsi un pubblico diverso dal proprio e, al tempo stesso, non riuscendo a trovarla del tutto consona al nostro tempo. Probabilmente chi ha già consumato “Ys” non potrà che gioire di questo atteso ritorno, ma se siete tra coloro che non hanno mai ascoltato nulla di questa fondamentale band italiana, il consiglio è di partire proprio da quel capolavoro del 1972 che era così avanti da risultare quasi alieno.