6.0
- Band: BANANA MAYOR
- Durata: 00:40:20
- Disponibile dal: 15/10/2019
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A due anni di distanza dal primo “Red”, ecco tornare sulle scie discografiche il progetto dei pugliesi Banana Mayor, ancora una volta caratterizzati da sonorità stoner rock di ampia reminescenza Nineties. Così viene descritto il nuovo lavoro, che prosegue la scia denominata “Primary Colours”: “‘Blue’ riprende il percorso già avviato in ‘Red’, ma con maggiore maturità, cura del songwriting e ricerca sonora. Senza dubbio il lavoro più maturo e completo della band, che alterna riff pesanti e minacciosi ad aperture melodiche, intermezzi psichedelici, armonie vocali e passaggi strumentali, il tutto condito dal solito groove di chiara ispirazione anni ’90. Nei testi, scritti dal cantante Stefano Capozzo e dal chitarrista Alberto Pinto, sono affrontate tematiche perlopiù introspettive, con qualche divagazione su argomenti come il fascino della natura, la superstizione, l’emarginazione”.
Nulla di nuovo sotto il sole, è bene chiarirlo subito. E forse non è nemmeno questo l’intento della band di Stefano Capozzo e soci, anche se vengono presentati come “post stoner rock”, un’etichetta che non si capisce bene come mai sia proposta. Di post vi è decisamente poco e onestamente ne si ha anche piene le scatole di queste fanfare marketing-oriented, proposte da non si sa bene quale guru della discografia o manuale del buon discografico. Fatto sta che i richiami Stone Temple Pilots sono decisamente forti, come nella ben riuscita “Bitter Smile”, ma il tutto riesce comunque a connotarsi poco in termini di originalità e autenticità, anche laddove questo non sia l’intento principale. Ahinoi, in un mare magnum di produzioni che vengono fatte uscire – anche e soprattutto in terra italiana – questi canoni sono decisamente abusati ed è difficile riuscire ad emergere così come le qualità intrinseche potrebbero suggerire. In questo caso la qualità dei musicisti in gioco è sicuramente valida, e la loro capacità stessa di adoperarsi in favore di un buon rock/grunge da testata Orange e polvere non è sicuramente da sottovalutare. Quello che però manca è intorno al disco stesso. Il panorama è decisamente saturo e si fa fatica ad affezionarsi a prodotti come questo.
Sicuramente un peccato, perché dentro questo lavoro non mancano i pezzi che potrebbero far fare il salto di qualità ad ascolti come questo. Una su tutte, “The Scarecrow Walks At Midnight”, o la seconda parte di “Night Owl” (soprattutto in termini di drumming, merito ad Alessandro Fornari) dove qualche spunto intrigante, seppur non troppo seguito, riesce ad esulare dal già (troppo) sentito. Un grande in bocca al lupo a formazioni come queste, sicuramente, a cui auguriamo il massimo in termini di crescita artistica e fortuna ai live, soprattutto in termini di originalità e autenticità. Il resto è tutto già presente. Soprattutto la passione che si comunque riesce ad emergere da brani come quelli di “The Blue”.