8.0
- Band: BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
- Durata: 00:68:54
- Disponibile dal: 10/05/2019
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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Diciamoci la verità, se alla fine del 2015 ci avessero detto che ci saremmo trovati a parlare di un nuovo album di inediti del Banco Del Mutuo Soccorso, non ci avremmo creduto. Quell’anno e il precedente, infatti, sono stati semplicemente devastanti per la formazione progressive: prima un incidente stradale ci priva per sempre della voce di Francesco Di Giacomo; poi Vittorio Nocenzi viene colpito da un aneurisma che lo porta al coma; e infine, nel 2015, ci lascia anche il chitarrista Rodolfo Maltese, la terza colonna portante del Banco. Vittorio Nocenzi, però, non si è arreso a questo destino: non solo è riuscito a riprendersi fisicamente, ma ha anzi raccolto le forze per lanciare un vero e proprio guanto di sfida alla sorte avversa. Ha rifondato il Banco con nuovi musicisti e alcuni compagni di lunga data (uno su tutti, il chitarrista Filippo Marcheggiani) e con l’aiuto di suo figlio Michelangelo ha gettato le basi per il primo album di inediti dal lontano 1994.
Il nuovo Banco Del Mutuo Soccorso si è ritrovato quindi di fronte ad un bivio importante: cercare di replicare il passato, finendo per incagliarsi nel pericoloso gioco del confronto; oppure ripartire da capo, dando alle stampe un lavoro al passo coi tempi, coraggioso, ambizioso, e tuttavia coerente all’interno della storia di una band che ha segnato la storia della musica italiana. Nocenzi e i suoi compagni, per nostra fortuna, imboccano con decisione e senza indugi la seconda strada, firmando un disco difficile, tutt’altro che immediato, spesso duro e aspro, ma di grandissima classe.
“Transiberiana” è un concept album, che mette in musica un viaggio autobiografico attraverso una metafora, quella del treno che attraversa le distese gelide della Russia. Lungo la via incontriamo paure, drammi e dolore; raggiungiamo le prigioni dei gulag, veniamo inseguiti da branchi di lupi famelici; eppure, nascosta sotto la neve, rimane sempre la speranza, la libertà, il desiderio di viaggiare verso una meta che non esiste, perchè la meta è il viaggio stesso.
Musicalmente questo percorso si traduce in un perfetto compendio di progressive rock: l’interplay dei musicisti è eccellente e la band riesce perfettamente a tradurre in paesaggi sonori ciò che stiamo ascoltando attraverso le parole. Così la sezione ritmica si fa spesso martellante, incalzante, come gli ingranaggi monolitici del treno; le chitarre, invece, si fanno cangianti, ora graffiando con un piglio ai limiti del prog metal, ora blandendo l’ascoltatore; compare perfino una balalaika, con il suo stile ‘mandolinato’, che aggiunge una nota cristallina e, come racconta lo stesso Nocenzi, ci riporta a quelle civiltà antiche, rurali, che a volte dimentichiamo ma che sono radicate in noi, come una memoria atavica che la modernità cerca di soffocare. A fare da trait-d’union, le tastiere di Nocenzi, che spaziano dal pianoforte alle orchestrazioni, dai synth degli anni Ottanta all’elettronica sperimentale: è lui a guidare la locomotiva della Transiberiana, dando continuità e coerenza ad una band che ha cambiato volto ma che rimane riconoscibile nella sua essenza. Impossibile, infine, non dire due parole anche su Tony D’Alessio, chiamato a raccogliere la pesante eredità di Francesco Di Giacomo: il cantante, amico di vecchia data del Banco e collaboratore di Marcheggiani nella sua band, non cerca di imitare Di Giacomo, ma porta la sua personalità, forse più defilata ma sempre rispettosa nei confronti di chi l’ha preceduto, con risultati che tutto sommato non avremmo immaginato.
Quasi impossibile sintetizzare in poche parole le varie composizioni, che non cercano mai la melodia facile, ma necessitano anzi di più ascolti per essere comprese ed assimilate. Potremmo citare le aperture melodiche di “Eterna Transiberiana”, il brano che più di tutti rappresenta la sintesi tra il passato e il presente dal Banco; il senso di tensione e il ritmo incalzante de “L’Assalto Dei Lupi”; la quiete avvolgente e piena di speranza di “Campi Di Fragole”, che cita i Beatles in attesa dello sciogliersi delle nevi; la critica dura alla società moderna de “I Ruderi Del Gulag”; o la maestosa e abbagliante conclusione del viaggio, rappresentata da “Il Grande Bianco” e “Oceano: Strade Di Sale”. A conti fatti, però, preferiamo non aggiungere altro, perchè il viaggio della Transiberiana non può essere ridotto in istantanee rubate, ma merita di essere vissuto dall’inizio alla fine. Ci limitiamo allora a salutare con entusiamo il ritorno del Banco Del Mutuo Soccorso e a consigliare questo lavoro a chiunque ami il progressive rock d’alta scuola. Bentornati!