7.0
- Band: BANTORIAK
- Durata: 27:10
- Disponibile dal: 13/04/2015
- Etichetta:
- Argonauta Records
- Distributore: Goodfellas
Spotify:
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Spiritualismo puro se ne è visto eccome in un genere di transizione come lo stoner doom. Quasi imprescindibile, infatti, a livello di impatto psichedelico e d’atmosfera la declinazione mistica, soprattutto quella indio-orientale. “Weedoism” si pone un po’ come un viaggio sperimentale, tra suoni psichedelici, attitudine doom e tendenza ambient. Al di là dei generi, la musica del progetto di Izio Orsini (The Jackie O’s Farm e La Notte Dei Lunghi Coltelli) scorre come un trip ipnotico di poco meno di mezz’ora che parte dei lidi liguri, passa dalla Mesopotamia e arriva al Mojave, riflettendo un genuino approccio all’immaginario che si propone di rappresentare, suonando esclusivamente con strumenti artigianali e vintage anni ’70, come vero e proprio mantra del rock’n’roll. Ad accompagnare mr. Orsini è presente anche Fabio Cuomo degli Eremite dietro le pelli e, come ospiti vocali, Rosy dei Profanal e Giacomo Boeddu degli Isaak. Un’atmosfera, quella di “Weedoism” che sfiora anche il peculiare contributo dello spiritualismo firmato Om e soprattutto le tendenze di una costola di questi, come i Grails (soprattutto l’album “The Burden Of Hope”), passando quasi per tendenze più stoner à la Spiritual Beggars. Il debut di Bantoriak/Orsini è però in effetti qualcosa che in Italia non si era ancora visto, se non altro delinato in modo così determinato e ben pitturato, tutto sommato personale, minimale ed approfonditamente lisergico e meditabondo. Il musicista ligure ha sicuramente visto ben al di là dei confini del suo paese, scegliendo appropriatamente e forse più con l’anima che con il raziocinio – ci piace pensare – i confini di corpo e struttura di un progetto, quello di Bantoriak, che effonde un sentore ipnotico e profondo come il ventre di questa Madre Terra in veste lo-fi: ” Try To Sleep” ripercorre l’immaginario antropologico-culturale degli anni della fratellanza concertistica dei Sixties, tra psichedelia, doom sabbathiano e flower power, “Lysergic Tantra” e “Smoke The Magma” sono le vene che scorrono attraverso questi segreti, “Hidden Number Two” è la simbologia tardo-templare che affiora allo scoperto e si ributta nella pietra (filosofale, ovviamente) con la finale “Chant Of The Stones”. Un serpente che affiora e che ri-sprofonda, inseguendo la propria coda. Un viaggio mistico che avrebbe potuto essere, forse, ancora più lungo e dilatato per poter arrivare al Nirvana finale, posto lì, al crocevia dell’Illuminazione. Orsini l’ha vista lunga. E sicuramente si avvicinerà sempre di più a quel mistero con la sua musica; una musica della quale, nel Belpaese di oggi, possiamo solo andare fieri.