BAPHOMET – The Dead Shall Inherit

Pubblicato il 07/04/1992 da
voto
8.0
  • Band: BAPHOMET
  • Durata: 00:38:31
  • Disponibile dal: 05/05/1992
  • Etichetta:
  • Peaceville
  • Distributore: Audioglobe

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Sarebbe sbagliato definire i Baphomet come il prodotto di una somma avente come addendi primi Cannibal Corpse e Malevolent Creation? Assolutamente no. E – alla luce di una personalità evidentemente poco spiccata e brillante – decidere di accantonarne senza troppe riflessioni l’operato? Quello sì, eccome. Perchè se è innegabile che la formazione di Buffalo, New York, non è mai riuscita ad affrancarsi dalla schiera dei cosiddetti gregari della scena US death metal di inizio anni Novanta, è altrettanto vero che in quel periodo, all’ombra dei suddetti colossi, è comunque riuscita a confezionare un paio di opere più che valide e meritevoli di essere riscoperte, con il qui presente “The Dead Shall Inherit” a rappresentarne l’apice della breve ma intensa parabola artistica.
Un disco licenziato da una Peaceville fresca reduce dai primi riscontri commerciali di My Dying Bride e Paradise Lost e che rientra appieno nel filone di quel metallo della morte ‘working class’ di gente come Morta Skuld, Morpheus Descends e Cianide, in cui l’evidente mancanza di genio (d’altronde, non tutti possono essere Chuck Schuldiner o Trey Azagthoth) è sopperita dal giusto mix di attributi, doti tecniche e ‘fame’ tipica di chi è solito sgomitare nel vero underground. Un suono rozzo e percussivo, sempre e solo interessato alla sostanza del riffing, che si addentra nei tuguri di “Butchered at Birth” serbando ancora il ricordo del proprio retaggio thrash e death/thrash, flettendo in continuazione i muscoli senza però mai scadere in una proposta da encefalogramma (totalmente) piatto. Intendiamoci, i Baphomet erano (sono?) dei trogloditi, musicisti che avremmo visto bene a stringere delle clave anziché degli strumenti, ma in queste dieci tracce il loro temperamento barbaro riuscì brillantemente ad essere incanalato in strutture fluide e vivaci, a conti fatti più curate rispetto a quelle sfoggiate nello stesso periodo da Chris Barnes e compagni. Una gamma di soluzioni ristrette ma vincenti, puntualmente in grado di farsi ricordare per la loro esuberanza di fondo, è quindi la chiave del successo di questa seconda fatica sulla lunga distanza, la quale sembra intenzionata a macellare l’ascoltatore dopo averlo immerso in un’appropriata atmosfera mortifera.
Un mix di uptempo voraci e parentesi caracollanti che, dall’ottima opener “The Suffering” in poi, avanza senza mollare di un centimetro, non lambendo mai vette di pura eccellenza ma – come detto poc’anzi – inanellando una serie di passaggi ora semplicemente efficaci, ora addirittura esaltanti nel loro annegare la razionalità e gli abbellimenti stilistici nel sangue. Per coloro che nel death metal vedono innanzitutto un’espressione di potenza e istinti primitivi, “The Dead…” dovrebbe essere una tappa semi-obbligata, prima o poi.

TRACKLIST

  1. The Suffering
  2. Through Deviant Eyes
  3. Leave the Flesh
  4. Valley of the Dead
  5. Torn Soul
  6. Vile Reminiscence
  7. Boiled in Blood
  8. The Age of Plague
  9. Infection of Death
  10. Streaks of Blood
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