5.5
- Band: BARING TEETH
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 12/07/2011
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Non scelgono certo una strada facile, i Baring Teeth, per tradurre in musica quello che hanno dentro le loro teste: far conciliare la ferocia del death, la complessità del math grind, la pesantezza del doom e le atmosfere del post core non è impresa da tutti, ed infatti anche il coraggioso ma immaturo terzetto texano esce con le ossa malmesse dal tentativo. “Athrophy” infatti non riesce praticamente mai ad uscire dall’anonimato ed al proprio interno affianca idee interessanti ad una perizia tecnica rivedibile. Sono soprattutto i brani più veloci e nervosi ad abbassare sensibilmente la media qualitativa del lavoro. La band riesce ad annoiare già dall’iniziale title track, brano dalle ritmiche piuttosto lente e che al proprio subisce una brusca accelerazione di carattere math estremamente scolastica. Pare quasi che i ragazzi non abbiano il controllo di quello che fanno e che si lascino trasportare dai loro strumenti senza un minimo di costrutto. Male anche la breve “Anti-Holy”, che riesce a deludere in soli due minuti. Si va leggermente meglio quando è la componente più cupa e post metal a prendere il sopravvento, come accade nella doppietta composta da “Vestigial Birth” e da “Scarred Fingertips”, quest’ultima un discreto mid tempo post core quasi completamente strumentale. I due brani più lunghi, ovvero “Distilled In Fire” e la conclusiva (e strumentale) “Tower Of Silence” offrono sprazzi di buon funeral doom, dove però il sound delle chitarre è fin troppo acuto e finisce per danneggiare le buone atmosfere plumbee create dalla band. In particolare l’inizio di “Tower Of Silence” si distingue per un pregevole incedere progressive sludge che però lascia presto il posto al doom tout court e ad un feedback finale senza infamia né lode. Da salvare c’è il lavoro di basso ad opera di Scott Addison, mentre le chitarre di Andrew Hawkins sono decisamente poca roba e con la loro linearità limitano parecchio tutto lo scenario musicale messo in piedi dai Nostri. Anche il growl dello stesso Addison è piuttosto anonimo ed inconcludente, tanto che i brani migliori del lotto sono quelli completamente o quasi strumentali. Forse la band ha bisogno di affiatarsi ancora un po’, forse i membri devono crescere come strumentisti oppure hanno bisogno di concentrarsi solamente su quello che riesce loro meglio, accantonando le velleità math del loro sound; fatto sta che i Baring Teeth non riescono a colpire nel segno e questo “Atrophy” probabilmente riuscirà a fare breccia solamente nelle orecchie di pochi e sparuti ascoltatori.