7.5
- Band: BARNUMFREAKSHOW
- Durata: 00:48:31
- Disponibile dal: 24/11/2011
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Roma si fa oscura, coperta da una fitta coltre nera derivante dai fumi densi delle industrie che sembrano aver colonizzato la città, i cui ricordi dell’immensa storia sembrano smarriti per sempre. Queste sono le prime suggestioni malate che sorgono alla mente ascoltando il debutto sulla lunga distanza dei capitolini Barnumfreakshow, quintetto di grande talento e personalità dedito ad un intrigante miscuglio di sonorità in salsa moderna che comprende l’industrial, il metal estremo, il dark ed il post rock. C’è tanta rabbia, sofferenza e dolore in “Circuiti Carne Metallo”, gioiello autoprodotto con grande professionalità che sa incamerare nervose accelerazioni, ma anche intimi frangenti di riflessione o forse disperazione, alternando gelide e disturbanti sonorità industriali a chitarre pulite o caldi ricami d’archi. “Circuiti Carne Metallo”, non possiamo dire sia un disco di facile commistione, sia per l’utilizzo di una forma canzone spesso e volentieri libera da eccessivi schemi compositivi, quanto per l’eterogeneità della proposta che rende difficile l’accostamento a qualsiasi più blasonato collega. Certo, tra le note del disco possiamo individuare le influenze dei Ministry o dei Nine Inch Nails, ma i Barnumfreakshow hanno anche delle influenze alternative, post rock e dark, perfettamente integrate nel contesto che rendono la proposta in costante mutazione. Si parte con le minimali atmosfere irrequiete dell’opener “Terror Manifesto Atto 1” che esploderà nel proseguo della canzone in un trainante pezzo di natura industrial metal, mentre con la successiva “Anguis Lapsus Volvitur” il gruppo si fa criptico e inafferrabile. Il singer Enrico Di Lorenzo omaggia la versatilità compositiva proponendo un cantato in italiano dai diversi risvolti timbrici e tonali, in cui mostra sbavatuea solo al cospetto di qualche pulito (vedi “Diva” o il finale dell’ultima traccia). Grande impatto per “Gravità Zero”, composizione in cui entra in gioco il cantato femminile della tastierista Emma Luce Scali, ad accompagnare senza scadere in banalità il più aggressivo registro del succitato cantante maschile. Nel finale, dopo la sfuriata di “Matrice Industriale”, non c’è spazio per alcuna luce nè forma di speranza. “Non tornerà nessuno”, queste sono le ultime parole con la quale i Barnumfreakshow si congedano con il carisma e la personalità dei grandi da questo sorprendente debutto.