7.0
- Band: BARONESS
- Durata: 00:44:25
- Disponibile dal: 13/10/2009
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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I Baroness saranno attualmente oscurati dai Mastodon come conterranei della Georgia ma, sebbene il suono dei due gruppi abbia diversi punti in comune, quello dei ragazzi di Savannah può essere considerato personale e peculiare. Nei due mini come, soprattutto, nel debutto “Red Album”, il gruppo guidato dal cantante/chitarrista John Bazley ci ha incantato con una multiforme comunione di sludge e post metal, catturando l’attenzione della critica e sfondando la cerchia degli affezionati Relapse. Con questa seconda uscita i Baroness non scontentano proprio nessuno, aggiungendo progressive rock settantiano, southern rock, dissonanze, blues, twin guitars, Yes, Led Zeppelin e tanta tanta melodia, in un approccio molto elettrico ma aderente alla realtà, che trasmette il feeling di jam interminabili e sudore. Un album che, in molti frangenti, dà spazio ad inventiva e musicalità, anche a costo di perdere in potenza pura. Ascoltate “Jake Lag” e “A Horse Called Golgotha” per toni forti, melodie e riff intricati, con “Steel That Sleeps the Eye” troverete invece un intermezzo acustico e bluesy, per poi essere di nuovo trasportati nel rock n’ roll di “The Gnashing”, nella jam sudista completamente strumentale di “Ogeechee Hymnal” per tornare nella pesantezza di “Swollen and Halo”. Potremmo andare avanti per molto a descrivere le diverse sfumature di questo “Blue Album”, come potremmo sprecare pagine per elogiare l’immenso artwork firmato da Bazley, ma ci limitiamo a sottolineare il carattere di questa formazione, che col suo fascino retrò si mantiene a livelli eccellenti, e incontrerà i favori di coloro che cercano un viaggio sonoro avventuroso.