7.0
- Band: BARREN EARTH
- Durata: 00:54:07
- Disponibile dal: 29/03/2010
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Halidon
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A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell’EP d’esordio “Our Twilight”, ecco la superband finlandese Barren Earth debuttare, sempre per Peaceville Records, con il full-length album “Curse Of The Red River”. Contornato da una buona dose di particolari accattivanti – ad esempio il mixing affidato a Dan Swano e l’artwork commissionato al sempre grande Travis Smith – il disco si presenta davvero molto bene e ci conferma quasi in toto le positive impressioni avute all’epoca dell’analisi di “Our Twilight”: l’esperienza e le capacità dei musicisti coinvolti in questo progetto, del resto, non potrebbero dare adito ad altro tipo di conclusione, vista l’importanza che band quali Kreator, Amorphis, Swallow The Sun ed in parte Moonsorrow – i gruppi principali da cui nascono i Barren Earth – hanno all’interno dell’universo metallico. “Curse Of The Red River” dunque ci propone quasi un’ora di death metal melodico, progressivo e ricco di spunti folk che, se da una parte è realmente difficile da disprezzare, dall’altra ci offre un sound forse troppo vicino a quanto fatto dagli Amorphis in lavori quali “Elegy” ed “Eclipse” (a ben vedere, per chi scrive i dischi più belli della band finnica). La voce di Mikko Kotamaki degli Swallow The Sun, soprattutto nelle parti growl, oltre a somigliare parecchio a quella di Tomi Joutsen, ne ricalca anche le linee vocali, sebbene qualche ritornello risulti più espressivo e particolare (“Our Twilight”); idem dicasi per il riffing di chitarra e anche le parti di tastiera affidate al pur ottimo Kasper Martenson, le quali riprendono spunti Seventies già uditi in passato. La tracklist, tutto sommato appagante e ben strutturata, ha i suoi punti di forza nelle spettacolari “Forlorn Waves” e “The Ritual Of Dawn”, entrambe dotate di gloriosi giri melodici che sprigionano potenza ed epicità a palate; buone anche le più prog-oriented “Flicker” e “Curse Of The Red River”, mentre la formazione di Helsinki si perde un po’ nel brutto chorus di “The Leer” e quando inserisce troppo death metal nelle sue composizioni. Insomma, un debut-album che certamente potrà far fare salti di gioia ai fan degli Amorphis e gruppi similari, ma che non riesce ad esaltarci pienamente e con uniformità. Discreta manciata di canzoni, ma progetto ancora con personalità da sviluppare…