
7.5
- Band: BARREN EARTH
- Durata: 00:46:46
- Disponibile dal: 12/03/2012
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Torna in pista uno dei supergruppi – sebbene guai a chiamarlo così! – più acclamato degli ultimi tempi, i Barren Earth, figli legittimissimi di quanto di più buono ha tirato fuori il metallo estremo e melodico finlandese nell’ultima ventina d’anni. “The Devil’s Resolve” è il secondo parto della formazione che vede presenti alla voce l’iper-attivo e versatile Mikko Kotamaki degli Swallow The Sun, alla chitarra solista Sami Yli-Sirnio dei Kreator e gli ottimi ex-Amorphis Olli-Pekka Laine (basso) e Kasper Martenson (tastiere). Il precedente “Curse Of The Red River” si è rivelato nel tempo un debutto parecchio riuscito, incensato in lungo e in largo, e che dunque ha permeato di molta attesa il sopraggiungere di questo secondo disco. Un gran bel disco, diciamolo senza troppe remore, che senz’altro migliora quanto già di superlativo ascoltato nell’esordio di due anni fa. “The Devil’s Resolve”, però, non è solo la naturale evoluzione di una band già esperta e dotata qualitativamente in partenza: al suo interno, infatti, troviamo accorgimenti che denotano una certa dose di sperimentazione, che va oltre la già comunque presente aura progressive-rock che il background dei Barren Earth si porta dietro. Abbiamo infatti delle notevoli tirate thrash metal che odorano di inedito (o quasi) per i nostri finnici, nonché cospicui rimandi sia al folk-metal preso di peso dagli Amorphis, sia al doom melodico e plumbeo tipico della scena finnica. Insomma, a ben vedere un pot-pourri in piena regola delle band di provenienza dei componenti dei Barren Earth, che però riescono benissimo ad incanalare ed amalgamare le loro influenze in un suono dall’appeal anche alquanto personale e comunque dall’elevata qualità. Come infatti non ascrivere alla categoria Capolavori un brano spettacolare quale “As It Is Written”, che da solo vale praticamente tutto “The Devil’s Resolve”? Un ritornello epico e sognante lega ed esalta melodie folkish superbe, eleganti spezzoni prog ed una strofa magistrale, la cui linea vocale ed il riff che ondeggia sottostante rappresentano l’apice del songwriting Barren Earth in questa nuova opera. L’opener “Passing Of The Crimson Shadows” piace molto, ma pare troppo un estratto ultra-progressive di “Elegy” degli Amorphis; il singolo “The Rain Begins” ammalia il giusto per presentare bene il platter; “Oriental Pyre” ricorda un incredibile incrocio tra Amorphis (ancora!) e Orphaned Land; “The Dead Exiles” si divide imperioso tra assalti thrash furiosi e un doom autarchico; “Where All Stories End” ha un chorus dolce e crepuscolare. Come leggete, l’album è ricco di spunti interessanti e la band risulta naturalmente preparatissima. Alcune sensazioni di deja-vu sono solo dovute al fatto che si è di fronte ad una compagine finlandese, con un ben determinato DNA metallico che non riesce ovviamente a snaturarsi. I Barren Earth fanno dunque un ulteriore passo avanti verso l’Olimpo del doom-death metal progressivo e melodico, confermandosi realtà da svariati carati. Molto bello!