7.0
- Band: BASTARD PRIEST
- Durata: 00:15:43
- Disponibile dal: 28/08/2020
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
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I famigerati Bastard Priest riemergono dal più putrido underground svedese a quasi un decennio dalla loro ultima pubblicazione. Lo spietato “Ghouls of the Endless Night” risale infatti al settembre del 2011 e da allora non si è più saputo nulla dei suoi autori, Matt Mendoza e Inventor. Fra l’altro, il nuovo “Vengeance… of the Damned” è soltanto un EP di quattro canzoni, per una durata poco superiore al quarto d’ora. Chi dunque si aspettava un ritorno in grande stile da parte dei death metaller scandinavi rimarrà probabilmente deluso, sebbene – lo sottolineiamo subito – quanto qui presentato sia di ottima fattura. La copertina, del resto, non lascia presagire alcuna svolta stilistica e concettuale da parte del duo, il quale torna alla carica con un’opera caciarona e oltranzista che, a volerne per forza tracciare le coordinate, si ricolloca fra il classico swedish death metal di marca primi Dismember, proto-death metal riesumato da “Scream Bloody Gore” e una foga crust punk che non fa prigionieri. A distinguere i Bastard Priest da altre varie formazioni old school death metal con il mito della vecchia Stoccolma, questa volta interviene in primis la personale corsa verso i bassifondi di cui la band si fa giustamente vanto: Matt Mendoza e Inventor si guardano bene dal suonare ordinati e dal rientrare pienamente in certi canoni death metal; al contrario, in vari momenti il timone è retto da una spiccata indole punk che li pone alla destra di gente come i Wolfbrigade, con debordanti ritmiche d-beat che vanno a prendere il sopravvento sul controllo e sul senso del limite. Tra queste generose concessioni alla sporcizia, cambi di tempo assassini e un’atmosfera viziosa ricollegabile anche a Death Breath e Repugnant, il duo riesce a confezionare una tracklist squisitamente dinamica, da cui affiora nitido un ardore evidentemente rimasto sopito sin troppo a lungo. Come accennato, non ci sarebbe affatto dispiaciuto avere a che fare con un lavoro più corposo, ma ovviamente meglio quattro nuovi brani che il silenzio assoluto, anche perchè questa sicurezza e questa padronanza di scrittura fanno di “Vengeance…” l’opera più matura ed efferata dei Bastard Priest.