BATHORY – Bathory

Pubblicato il 11/07/2024 da
voto
9.0
  • Band: BATHORY
  • Durata: 00:27:52
  • Disponibile dal: 02/10/1984
  • Etichetta:
  • Black Mark

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Se prendete una qualsiasi lista di album metal del 1984, a parte qualche sporadica uscita thrash come Metallica, Slayer, Destruction e Voivod, la maggior parte di essi si assesta sull’heavy classico, senza particolari picchi di estremismo, tranne che per due casi: “Morbid Tales” dei Celtic Frost e il debutto dei Bathory. L’importanza di entrambi per lo sviluppo futuro del metal estremo, specialmente della sua deriva più nera e malefica, è tale da renderli di fatto i primi esempi di black metal (quasi) fatto e finito della Storia.
Nel caso specifico di “Bathory”, l’asticella dell’estremo viene alzata a livelli fino ad allora mai sentiti, complice una musica che prende a piene mani dall’irruenza punk e dal parossismo thrash con un’attitudine oscura ed un suono marcio che mette a disagio nel suo essere grezzo e glaciale.
Certo, potremmo dire che, a partire dalla copertina con tanto di caprone in bella vista, ci erano arrivati prima i Venom, che si erano presi pure la briga di dare un nome ad un certo tipo di musica, ma quello che esce dai solchi del debutto degli svedesi va ancora oltre.
Sebbene la base di partenza per un tale delirio sia proprio il metal tirato e dalle tematiche sataniche di Cronos e soci – cosa sempre smentita da Thomas Börje Forsberg (vero nome di Quorthon), ma confermata da primo batterista Jonas Åkerlund – ogni capitolo di questo debutto sembra voler amplificarne ogni caratteristica, che va ben oltre l’essere ‘i Motorhead con i testi satanici’. Se, a livello prettamente formale, “Bathory” attinge a piene mani da classici dei Venom come “Welcome To Hell” o “Black Metal”, e arrivando nei casi specifici di “Sacrifice” e Raise The Dead” a copiarne i titoli stessi, il metal dei Bathory getta via ogni minimo segno di rock’ roll creando qualcosa di minimale, gelido e genuinamente inquietante, con velocità che aumentano a dismisura, chitarre ossessive e taglienti come rasoi e una voce che – probabilmente – è il primo vero esempio di screaming black metal mai udito.
Caratterizzati da una produzione sulla carta errata, con una batteria carica di riverberi e delle chitarre che coprono frequenze altissime e spesso disturbanti, ognuno dei brani dei ventisette minuti del disco gettano le basi per l’esplosione della scena scandinava che sarebbe arrivata da lì a breve, con esempi di proto-black metal come quello dell’immortale “In Conspirasy with Satan”. “Raise The Dead”, dal canto suo, introduce quello che sarà il lato più epico dei Bathory, con un mid-tempo iconico che verrà sviluppato nei dischi successivi fino a maturare in quello che oggi identifichiamo come il periodo viking metal della band di Quorthon. “Reaper” e l’opener “Hades” incarnano un thrash metal velocissimo e senza compromessi, mentre la suddetta “Sacrifice” è forse l’episodio più punk del disco, flebile ricordo del passato di Thomas negli Stridskuk. Con “Armageddon” si ritorna invece su un black metal ferale e fatto di suoni caotici e riverberi che coprono il tutto, strada questa che verrà sviluppata appieno nei due album successivi.
“Bathory” venne registrato e mixato in un garage che verrà denominato Heavenshore Studio, in meno di cinquanta ore, su un otto piste e a velocità dimezzata per poter rientrare nel limitatissimo budget disponibile. Tutto ciò, insieme all’introduzione di suoni ambientali e inquietanti come intro ed outro ha fatto in modo che si creasse quel suono freddo e cimiteriale che sarà parte integrante della scuola black metal anni Novanta.
“Bathory”, pur non rappresentando il picco artistico del periodo black metal che verrà perfezionato e codificato appieno con i due successivi “The Return…” e “Under The Sign Of The Black Mark”, rimane forse il primo vero esempio di un metal estremo che vuole essere disturbante, minimale e che ha il desiderio di scrollarsi di dosso ogni minima traccia di melodia, in favore di un sound ossessivo e fastidioso. Una pietra miliare come poche, imperfetta ma dalla valenza storica imprescindibile, che si codifica come influenza obbligata di tutto quello che succederà al Nord Europa a partire dalla fine degli anni Ottanta.
Chiudiamo con una curiosità: gli errori di battitura sui titoli di “In Conspirasy with Satan” e “Necromansy” sono voluti e dovuti al fatto che, al momento di finalizzare il layout dell’ artwork, ci si accorse che il numero di lettere ‘c‘ del font acquistato per i titoli non erano sufficienti. Si decise quindi di sostituirle con una ‘s‘ foneticamente simile.

TRACKLIST

  1. Hades
  2. Reaper
  3. Necromansy
  4. Sacrifice
  5. In Conspirasy with Satan
  6. Armageddon
  7. Raise the Dead
  8. War
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