7.5
- Band: BATTLEGRAVE
- Durata: 00:41:24
- Disponibile dal: 15/06/2022
- Etichetta:
- Bitter Loss Records
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Numerose recensioni positive sono state scritte per “Relics Of A Dead Earth” ed hanno dato ai Battlegrave quella giusta notorietà di chi suona il genere che adora, e soprattutto che lo fa estremamente bene. Kevin Talley (Dying Fetus, Misery Index, Six Feet Under) aveva partecipato alla scrittura ed alle registrazioni della batteria, dando al disco la vivacità e l’aggressivita tipiche del thrash metal old-school che, combinate con riff abbastanza tradizionali e con sound moderni, hanno creato un disco decisamente difficile da superare. Tuttavia in questa occasione, il duo australiano ha cordialmente rincarato la dose, pubblicando un nuovo full-length per Bitter Loss Records. “Cavernous Depths” segue molto lo stile del suo predecessore ma trova sorprendentemente un’aggressività ed un tiro più death metal, alzando l’asticella della tecnicità strumentale. Il sound è senza dubbio violento e saturo, grazie anche alle mani di Ermin Hamidovic di Systematic Productions, in grado di dar vita ad un master praticamente perfetto. Inoltre alle batteria troviamo Samus Paulicelli (Decrepit Birth, Abigail Williams), in arte 66Samus, capace di colorare l’album di continui blast beat esplosivi e martellate infinite di doppio pedale.
“Cavernous Depths” conferma le credenziali tecniche e creative del gruppo, bilanciando thrash e death metal moderno senza mai sacrificarne la velocità ed il groove, e giocando molto sull’alternanza di blast beat, stop’n’go e ripartenze. Alla chitarra, riff più tecnici e assoli pazzi delineano la caoticità dei brani, soprattutto in “Cavernous Depths”, “We Die Here” e “The Black Vortex”. Inoltre, il tono più death metal viene dato mitragliando consistenti riff in tremolo picking, come ad esempio in “Violent Conjurations” e “Relentless”. Il cantato alterna growl ed urla rabbiose con qualche sporadico scream acuto e acido. Trattando le solite tematiche tipiche del genere tra distruzione, caos e violenza, lo stile vocale risulta comunque tutt’altro che piatto. Ogni brano si contraddistingue anche per le linee vocali estremamente dinamiche ed esplosive.
Il risultato è un eccellente equilibrio di metal moderno, riconducibile ad un punto d’incontro tra Warbringer e Skeletal Remains. Musicalmente senza ombra di dubbio ci troviamo di fronte ad un disco solido che può alzare la voce e farsi notare nel panorama thrash-death. Rimaniamo dunque in attesa di poterli vedere dal vivo.