6.5
- Band: BATTLEROAR
- Durata: 00:58:20
- Disponibile dal: /10/2005
- Etichetta:
- Black Lotus Records
- Distributore: Audioglobe
Ritornano a due anni di distanza dal debut i true metaller greciBattleroar, che con questo “Age Of Chaos” portano avanti la loroproposta musicale fatta di incontaminato epic metal. Approdati allaBlack Lotus, i nostri stavolta sembrano fare le cose in grande, datoche all’album hanno collaborato Mark Cross (Helloween, Metalium), cheha prodotto le parti di batteria, Bob Katsionis (Firewind, Nightfall)alle tastiere e addirittura sua maestà Mark Shelton (Manilla Road) cheha prestato la sua ugola particolarissima all’intro “The Wanderer”. Giàdall’appena citato brano si capisce che il sound della band è debitorenei confronti dei Manilla Road, impressione che si riscontrerà lungotutto il prosieguo delle tracce. Accanto allo storico gruppo americanotroviamo forti influenze anche di Cirith Ungol, Slough Feg, Doomsword eManowar dei primi quattro album (quelli bravi, tanto per intenderci).Bisogna subito fare un plauso alla voce epica di Marco Concoreggi,italiano volato al di là dello Ionio ed in possesso di una timbricapiuttosto adatta a quanto proposto dai Battleroar. I mid tempo la fannoovviamente da padrone, raramente si accelera in questo album, salvo in”Vampire Killer”, mid upper tempo epico e battagliero e in “Deep BuriedFaith”. Per il resto vanno assolutamente segnalate tracce come”Siegecraft”, dove l’influenza dei Doomsword di “Resound The Horn” èevidentissima, e la splendida “Narsil (Reforge The Sword)”, mid tempocon intro arpeggiato e piuttosto evocativo e struttura base che ancorauna volta si rifà a quanto fatto dal combo italiano. Molto buoni anchei riff celtici di “Sword Of Crom”, mentre il resto dellíalbum siimpantana un po’ in soluzioni epiche tutte troppo simili tra loro perlasciare davvero il segno. La produzione è piuttosto buona ed è stataeffettuata in Italia, nei Conquest Studios, da Alex Festa (Doomsword).In definitiva “Age Of Chaos” rimane un buon album che sarebbe statomolto migliore se i ragazzi avessero maggiormente variegato il propriosound, magari inserendo delle componenti doomy, qui quasi del tuttoassenti. Ai die hard fan dell’epic l’album di sicuro piacerà, per tuttigli altri magari il consiglio è quello di sviscerarsi prima i classici,per poter meglio apprezzare questo lavoro.