БАТЮШКА – Requiem

Pubblicato il 06/06/2019 da
voto
7.0

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Dato che la nostrana querelle Lione/Turilli si è risolta con una rinnovata fratellanza, dopo aver lasciato per strada solo tre-quattro band, ringraziamo innanzitutto i Batushka per aver dato vita a una nuova, appassionante faida nel mondo del metal. Mentre i contestatori, guidati dal cantante Bartłomiej, annunciano per luglio l’uscita del nuovo album con monicker invariato, il chitarrista e principale compositore Krzysztof Drabikowski sorprende tutti,  opta per la traslitterazione cirillica del nome della band (ma, non ce ne abbiate, noi preferiamo optare per l’alfabeto latino, al di là dei vaghi rischi di confusione) e pubblica a sorpresa il suo nuovo lavoro in streaming, giocando di anticipo. Bene, la prima cosa che salta all’orecchio da questa parte della barricata è come “Панихида” (Requiem, appunto,  in russo) non risulti un album abborracciato in fretta e furia; i brani qui presenti, tutti intitolati semplicemente “Песнь”, ossia canzone, mostrano la chiara matrice di provenienza pur offrendo diversi elementi di evoluzione. Ecco, partendo dalle note negative, un elemento distintivo si è perso sicuramente: sappiamo che il gigantesco Bartolomew non aveva meriti compositivi, ma la potenza evocativa del suo cantato ispirato alle voci bianche e quasi atonali della liturgia ortodossa è ben altra cosa rispetto  a quanto espresso qui, con il semplice ricorso a effetti vocali per cercare di replicare tale approccio. Il risultato è decisamente diverso, ma non necessariamente deludente: ne è ottima espressione “Песнь 5”, la cui forza risiede proprio nel ruolo preponderante dei vocalizzi. Si sopperisce poi egregiamente con nuove idee, come l’intermezzo acustico con gorgheggi di “Песнь 2”, che grazie anche a una durata maggiore è probabilmente il brano ove si costruisce una narrazione più completa, e colpisce dunque particolarmente nel segno. Per il resto si tratta, come nel caso dell’album di esordio, di un lavoro estremamente omogeneo, tutt’altro che un disvalore nel tentativo di offrire un opus concettuale e collegato dalla prima all’ultima nota, dove si notano altri due elementi distintivi forti, rispetto a “Litourgiya”: la maggior crudeltà del cantato di matrice black e un riffing mediamente  più cadenzato e oscuro, in grado di declinarsi in forme diverse; abbiamo “Песнь 4”, violenta e di scuola moderna, ma con un bell’intermezzo mefitico, “Песнь 6”, molto spettrale e un esempio perfetto di quanto appena detto, e giù fino al gran finale di questo nuovo rituale messo in musica: a partire da“Песнь 7”, che parte forsennata ma avvolge in spire emozionanti, collegandosi sul finale all’ultimo e incalzante brano, dove Krzysztof e soci (per modo di dire, visto che pare abbia solo ospiti per il contributo vocale) ci trascinano in un gorgo oscuro e soffocante, chiudendo al meglio questa commemorazione funebre. Il risultato complessivo è sicuramente positivo, ma sposta un po’ troppo il sound dei Batushka, almeno in questa incarnazione, verso i lidi dei compatrioti Mgła: niente di male, ma lo scontro per lo scettro di band polacca più originale – o almeno incisiva – ci sembra venga così abbandonato definitivamente.  Se dopo il requiem ci sarà un’ulteriore rinascita, gemellare o meno, non ci è ancora dato di saperlo; sicuramente, perso l’effetto sorpresa, i Batushka di Drabikowski mostrano quantomeno di avere ancora buonissime doti compositive.

TRACKLIST

  1. Песнь 1
  2. Песнь 2
  3. Песнь 3
  4. Песнь 4
  5. Песнь 5
  6. Песнь 6
  7. Песнь 7
  8. Песнь 8
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