voto
8.0
8.0
- Band: BEARDFISH
- Durata: 00:51:33
- Disponibile dal: 28/03/2011
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Sembrano inesauribili le risorse creative di Rikard Sjöblom, la mente dei Beardfish: pur riconoscendo l’apporto dei fidi compagni di avventura, giunge con “Mammouth” alla quinta pubblicazione sulla lunga distanza in sei anni, un traguardo sorprendente specie se consideriamo la natura estremamente complessa, ricercata ed elaborata delle sue composizioni. Il sesto sigillo del quartetto svedese rappresenta la naturale evoluzione del precedente “Destined Solitaire”, contaminando il progressive rock ’70 garantito dalle complesse ritmiche di stampo jazz, dall’utilizzo di chitarre estremamente pulite e dei vari moog e sample retrò, con influenze hard rock e persino heavy metal già comparse, seppur in modo ancor più pacato, sull’ultima release. L’inasprimento del riffing lo si avverte già con l’opener “The Platform” e con l’incedere possente della titletrack, ma è nei quindici minuti dell’incredibile “And The Stone Said: If I Could Speak” che la band scandinava compie il vero capolavoro integrando alle atmosfere sognanti cui ci ha abituato una fase centrale caratterizzata da un riffing tipicamente heavy metal e dalla comparsa di growling vocals ben più consistenti dei timidi accenni rilevati nella titletrack del pluricitato “Destined Solitaire”. I puristi del prog tuttavia non dovranno temere alcun smarrimento d’identità, i Beardfish rimangono ben saldi agli anni ’70 e il pop-rock frizzante dell’ottima “Tightrope” o le splendide melodie offerte dalla vivace “Without Saying Anything” in chiusura sono la testimonianza di una band che non ha perso la grande passione per il sound dei maestri Genesis e King Crimson. Il songwriting, nonostante la complessità di alcuni passaggi, è estremamente scorrevole e l’identità delle singole tracce ne trae giovamento grazie soprattutto a linee vocali che mai come in questa occasione catturano l’orecchio pur non concedendo nulla alla banalità. “Mammoth” rappresenta per i Beardfish un passo equilibrato in linea con la natura appassionata, sperimentale e creativa di una band alle prese probabilmente con il miglior disco sin qui concepito.