7.0
- Band: BEAST IN BLACK
- Durata: 00:43:20
- Disponibile dal: 03/11/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Chi ha detto che per suonare power-metal servono necessariamente una marcia ultra-rapida di doppia cassa, accompagnata da turbinii vorticosi di chitarra, al limite delle capacità umane? Ce lo dimostrano i Beast In Black con il qui presente, nonché debutto, “Berserker”: una miscela di grintoso power stradominato dalle tastiere, in cui sonorità synth-pop sembrano riportare l’intera macchina indietro nel tempo, in pieno fantasy ottantiano, dove la “Storia Infinita” faceva a pugni con “Labyrinth – Dove tutto è possibile”. La creatura finlandese made in Anton Kabanen, nata dalle viscere dei Battle-Beast, o meglio, dallo split dello stesso chitarrista dalla suddetta band, si propone a conti fatti come una nuova realtà che, pur con qualche difficoltà, è riuscita a varcare i classici stilemi del genere, rilasciando così un lavoro tutto sommato fresco e giovanile. Le atmosfere sono pompose, combattive e ispirate al manga “Berserk” (da qui il titolo dell’album) senza comunque entrare nel territorio furioso e tirato, sinonimo spesso e volentieri di sfinimento sudorifero. C’è sempre quel tasso di ‘leggerezza’ che porta ogni singolo brano a viaggiare su una linea ben definita di brio e vivacità senza scadere in atteggiamenti virtuosi che, talvolta, s’impossessano di questo o quell’altro chitarrista alle prese con il settore metallico marchiato da asce e spade. Superata l’opener “Beast In Black”, brano rappresentativo della band stessa che ben si configura con il ruggito del leone che campeggia in centro copertina, è la successiva “Blind And Frozen” a stabilire quelle coordinate di moderno revival pop anni ’80 di cui si scriveva in precedenza; il tutto ovviamente presentato in chiave metallica. Ed è qui che sale alla ribalta uno degli elementi più interessanti dell’intero gruppo: le capacità vocali di Yannis Papadopoulos, infatti, si aprono a note altissime, sfiorando in alcuni in casi tonalità del tutto femminili, senza comunque sfigurare. Trascinanti questi Beast In Black, come ben testimonia “Blood Of A Lion” in cui cori simil Lordi (senza maschera) accompagnano una sezione ritmica semplice ma decisa che richiama, con i dovuti paragoni, quella sigillata tempo or sono da band più blasonate quali Manowar. E mentre in “Born Again” sono sempre le tastiere a fare la voce grossa, in cui una certa dose catchy rimane bene impressa nel refrain portante, il discorso cambia con “Zood The Immortal”: le atmosfere diventano più rocciose, granitiche, quasi thrash, lo stesso Kabanen sguinzaglia a dovere la sua sei corde, prima che un coro più celestiale ed orecchiabile faccia breccia in sede di ritornello. L’heavy metal sound viene rimesso a sedere dalla successiva “The Fifth Angel”, mentre l’ennesimo rimando pop, con tanto di stacchi disco, prevalgono in maniera netta, ma non stonata, in “Crazy, Mad, Insane”, autentico pezzo ‘hot’ dell’album, proprio per la sua estraneità alla routine prevista dal genere. Una virata spazio-temporale che prosegue con “Eternal Fire” dove tuttavia la struttura del pezzo non brilla sicuramente per varietà, risultando alla fine leggermente banale e piatta; un riempitivo del tutto superfluo. E prima dell’interessante ballad finale, “Ghost In The Rain”, un ultimo richiamo al synth-pop di ottantiana memoria: “End Of The World” si presenta come un pezzo rapido, carico e grintoso che, pubblicato trent’anni fa, avrebbe sicuramente trovato posto all’interno della colonna sonora di un capitolo del buon Rocky Balboa. A qualche purista del genere, la visione power made Beast In Black potrebbe anche far storcere il naso; tuttavia crediamo che la scelta di Kabanen sia stata al momento vincente; una ventata di freschezza all’interno di un mondo, quello power, sempre a rischio di implosione. Non tutto fila liscio in “Berserker” ma la strada è quella giusta.