8.0
- Band: BEAST IN BLACK
- Durata: 00:59:17
- Disponibile dal: 29/10/2021
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Come detto molte volte, il terzo album per una band rappresenta da sempre uno scalino dall’importanza non indifferente, su cui risulta spesso fondamentale poggiare il piede nella giusta maniera, così da poter ambire ad un futuro roseo e pregno del giusto riconoscimento. Il buon Anton Kabanen, dopo aver lasciato i Battle Beast, band da lui stesso fondata, è riuscito nell’arco di due sole uscite discografiche ad eguagliare e bissare il successo di critica e pubblico ottenuto dalla medesima formazione che, senza il suo contributo, difficilmente sarebbe arrivata sulla cresta dell’onda. I primi due lavori degli ancora giovani Beast In Black rappresentano infatti due bei picchi di successo, ma senza un seguito all’altezza il rischio di perdere buona parte del seminato poteva essere dietro l’angolo.
Fortunatamente, chiudendo un occhio su una copertina dalla qualità visiva quantomeno opinabile, con questo “Dark Connection” i Beast In Black riescono non solo a confermare nuovamente il proprio status, ma addirittura a cambiare in parte le carte in tavola adottando delle nuove connotazioni stilistiche di matrice futuristica/cyberpunk, volte in parte a stemperare quell’atmosfera più in linea col fantasy dei due predecessori. Ciò che si ottiene non può che trasudare anni ’80 da buona parte delle note suonate, anche grazie a degli inserti elettronici ancora più graffianti che in passato, ma sempre mantenendo ben saldo lo sguardo verso la contemporaneità. Il risultato non può che essere una sempre ottima commistione tra heavy/power metal e synth-pop, con in più un’atmosfera squisitamente vaporwave a fungere da collante e delizioso corollario nerd.
Impossibile infatti non pensare alla celebre pellicola diretta da Ridley Scott – tratta dal romanzo di Philip K. Dick – leggendo il titolo della iniziale “Blade Runner”, le cui irresistibili soluzioni musicali, adrenaliniche, danzabili e fomentanti, ne fanno la opener perfetta per un album d’intrattenimento come questo. Con le seguenti “Bella Donna”, “Highway To Mars” e “Hardcore” si ottiene un risultato analogo, seppur con i giusti rimaneggiamenti al songwriting, volti probabilmente ad evitare un eventuale senso di piattezza che qui non sussiste nemmeno per un solo istante, indipendentemente dal livello di aggressività dei singoli brani. Sfidiamo infatti chiunque a non mettersi a ballare coi capelli al vento ascoltando “One Night In Tokyo” o “Moonlight Rendezvous”, per poi darsi all’headbanging più sfrenato con “Revengeance Machine”, che rappresenta probabilmente il brano più speed/power metal del pacchetto, senza nulla togliere ad una “Dark New World” dotata di un main riff che, se non fosse per gli accesissimi inserti di tastiera e per un gusto melodico molto più marcato, ricorderebbe molto un brano degli Accept.
Con ciò vogliamo assicurare ai potenziali ascoltatori che, a prescindere dalla loro natura ibrida, i Beast In Black sono una band metal con tutti i crismi, e come tale si approccia ad una scrittura che contamina ma non esagera, riuscendo di fatto a risultare un ascolto dannatamente piacevole e coinvolgente; anche grazie ad un guitar work grintoso e ruvido, nonché a un comparto vocale che sarebbe da annoverare in un’ipotetica top ten dei migliori in assoluto degli ultimi anni, gestito ovviamente da quel talento bestiale che è il frontman Yannis Papadopoulos, il cui perfetto connubio tra timbro ed estensione ne ha già decretato la consacrazione assoluta nella scena. “The Last Drop Of Blood” e “Broken Survivors” confermano in pieno queste considerazioni, e la conclusiva “My Dystopia” non stonerebbe nella colonna sonora di un film o di un videogioco in stile “Cyberpunk 2077” (possibilmente senza i bug), ma è negli istanti finali che ci sono le vere sorprese: per prima una cover completamente riarrangiata e personalizzata di “Battle Hymn” dei leggendari Manowar, band tanto amata dal sopracitato leader Anton Kabanen, e poi quella di “They Don’t Care About Us” di Michael Jackson, capaci di mostrare la bravura di questi ragazzi nel ricreare col proprio stile quelli che sono due inni della musica mondiale.
Come per la volta scorsa, anche in questo caso restiamo in attesa della risposta dei Battle Beast, attesa per l’inizio del 2022, ma siamo certi che riuscire ad avere la meglio su quanto fatto dai Beast In Black non sarà un’impresa facile, anche se è vero che si tratta ormai di due creature ben distinte, ognuna con le proprie trovate peculiari ad enfatizzarne la figura. Per il momento, ci limitiamo a promuovere a pieni voti uno dei migliori lavori d’intrattenimento dell’anno ormai in procinto di concludersi, nella speranza di poter presto godere di quanto appena ascoltato in sede live.